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Decessi per droga, a Bologna i numeri più alti d’Italia

Ben 22 nel 2015, davanti a province più popolose. L’esperto: sulla riduzione “stiamo tornando indietro”, soprattutto nei servizi di bassa soglia e di prossimità. E il Comune conferma che non verrà riaperto il Drop-in.

17 Febbraio 2017 - 11:41

E’ di alcuni giorni fa la notizia che Bologna risulta in testa alle classifiche dei decessi per droga registrati in Italia. Le cifre riguardano l’anno 2015 ed emergono dall’ultima Relazione annuale al Parlamento sulle tossicodipendenze, redatta dal Dipartimento politiche antidroga (Dpa) della presidenza del Consiglio dei Ministri. A livello provinciale Bologna è il territorio con più morti nell’anno, pari a 22, seguito da Torino
(21), Napoli (21), Roma (20), Sassari e Firenze (12). A livello regionale, in cima alla classifica c’è l’Emilia-Romagna, con 41 casi di morte per droga per il 2015. All’interno della Relazione, poi, si parla di Bologna anche per un’indagine condotta all’interno del carcere della Dozza, che ha evidenziato la stretta correlazione tra disagio psichico e tossicodipendenza: la maggioranza dei detenuti con disagio psichico è o è stata anche tossicodipendente. In questa casistica, continua la relazione, rientra “una quota consistente della popolazione detenuta (35%) con una forte incidenza (193 detenuti pari al 26% del totale) tra gli utilizzatori di sostanze d’abuso”.

Bologna, dunque, dati alla mano “è la città che uccide di più per droga, forse questo a qualcuno è sfuggito”, è il commento del tossicologo Salvatore Giancane, medico del Sert ed esperto di riduzione del danno, che sottolinea come il dato è ancora più allarmante se si pensa che il capoluogo emiliano è davanti a città molto più popolose. Nei primi anni Duemila i morti ogni anno si contavano sulle dita di un mano, “quando il sistema di riduzione del danno era a regime”, ricorda Giancane, mentre oggi le cose sono cambiate, sostiene il medico: “Da qualche settimana la riduzione del danno è nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), per cui in tutta Italia si stanno dando da fare per mettersi in pari, ma a Bologna torniamo indietro”.

Proprio in questi giorni, il Comune di Bologna ha confermato che non verrà riaperto il Drop-in un tempo operativo in via Paolo Fabbri, della cui chiusura diede notizia Zic.it: un servizio che “andava sicuramente rivisto” ma non chiuso e basta, è l’opione di Giancane. La maggior parte dei decessi è riferita a persone non residenti, che vivono per strada: “Per loro cosa c’è?”, si chiede il medico, rilevando che questi soggetti “prima non morivano, adesso sì”. In particolare, servono servizi a bassa soglia e di prossimità, cioè “vicini allo stile di vita di queste persone”, afferma il tossicologo. Oggi a Bologna di servizi così tarati “non ce ne sono più”, conclude Giancane, con il risultato che non si riescono più ad “intercettare” le persone più a rischio.