Opinioni

Culture / Quando arriva Zampanò: del circo e di emozioni (da Paniko)

Con una poetica e divertente metafora della vita, gli artisti del Circo Paniko presentano il loro “Cabaret degli affamati”, ispirato alla commedia cinematografica di Luis de Funes “Le Grand Restaurant”.

19 Febbraio 2016 - 13:18

di Simona De Nicola

Abbiamo tutti fame, abbiamo sempre fame di qualcosa.

Fame di amore, fame di potere, fame di ricchezza, fame di benessere.

Fame di solitudine o di compagnia.

Fame di esprimerci o di tacere nel più assoluto silenzio.

Circo Paniko

 

E rincorrendo questa sensazione – che a volte si fa fisica, morbosa, ossessiva – spesso dimentichiamo la sublime dote della leggerezza.

La ricordate? Quella sensazione che ci prendeva da bambini quando in città arrivava il circo. Se al semaforo allungavi la mano, sottili figure sui trampoli ti regalavano biglietti e caramelle.

Non sapremo mai quanto importante sia l’istante presente, quello in cui abbiamo semplicemente il potere di esistere, esplorare i nostri confini.

Non lo sapremo mai, dice il capo del circo, fino a quando non giaceremo sotto un cipresso.

Forse ha ragione, non lo sapremo mai.

 

Ma quando l’acrobata vola leggera sospesa sul filo del tendone del circo, quando il mago forza i confini del reale e ci cattura con apparizioni e sparizioni, possiamo sentire quella leggerezza dimentica del mondo, che ci parla di poesia, di piccole, divertenti, tragiche, essenziali emozioni.

Con una poetica e divertente metafora della vita gli artisti del Circo Paniko presentano al pubblico il loro “Cabaret degli affamati”, uno spettacolo ispirato alla commedia cinematografica di Luis de Funes “Le Grand Restaurant”, tradotta in Italia con il titolo “Chi ha rubato il Presidente?”.

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Trasportati nel circolo magico del tendone, dentro cui tutto può succedere, gli artisti della compagnia di circo indipendente Circo Paniko fanno ridere e sognare con (stra)ordinarie storie di camerieri maldestri, addetti alle pulizie, cuochi di un ristorante chic e decadente, gestito dal burbero Ostilio.

Molto più che circo, molto più che musica, molto più che teatro e nouveaux cirque: “Il Cabaret degli affamati” sfugge alle facili etichette ed emoziona perché riesce a far dialogare molteplici discipline artistiche.

La magia del circo, che non rinnega la sua origine d’arte libera, di strada, nomade è rafforzata dalle suggestioni della città, dalla massa dei desideri ed emozioni che l’alimentano.

(Circo Paniko – foto Zic)

Uno spettacolo che riesce far scattare il “wow – quell’emozione inseguita da ogni Zampanò – senza la presenza di animali o fenomeni da baraccone.

Gli ingredienti del successo di questi artisti sono infatti esclusivamente il lavoro costante, estenuante, la ricerca, la contaminazione tra diverse espressioni artistiche: voce, musica, equilibrismo, funambolismo, giocoleria, teatro, circo.

Quando arriva Zampanò tutti hanno paura e però tutti sorridono.

Hanno paura perché Zampanò ci parla delle nostre ossessioni e delle nostre fobie più nascoste: ci dice della morte, della violenza, dei sogni infranti.

Ma sorridono tutti, perché la risposta di Zampanò a queste paure è folle, libera, selvaggia.

E profondamente umana.

Circo Paniko

 

Il Circo Paniko

Nato a San Giovanni in Persiceto dall’incontro di una comunità di artisti provenienti da differenti luoghi d’Italia e non, sbarca a Bologna nel 2011 arriva e inizia una serie di collaborazioni con le aree periferiche e con le realtà più marginali della città.

Il successo arriva poco dopo e le creazioni degli artisti proliferano di anno in anno.

Ecco alcuni dei pirati a bordo:

Andrea Bettaglio – Lucas Jesus Elias – Davide De Bardi – Carlo Coppadoro- Tommaso Quinci – Sara Panazza – Luca Tapino – Camille Coutant – Xyomara Campos Lahoz – Gabriella Penna – Lucio Sagone – Marcello Nardi – Annalou Serre – Dereje Danje – Andrea Niccolai.