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Culture / “Immaginazione senza potere. Il lungo viaggio del maggio francese in Italia”

Una presentazione della ricerca storica di Antonio Benci, recentemente pubblicata da Punto Rosso, che approfondisce l’influsso del ’68 francese sulla politica italiana.

14 Maggio 2011 - 19:42

Immaginazione senza potere
Il lungo viaggio del maggio francese in Italia

di Antonio Benci
Ed. Punto Rosso – Archivio storico “Marco Pezzi”, collana “l’Altrastoria”
(p. 256, ill., euro 15,00)

Sono tanti i motivi per cui ancora oggi – forse soprattutto oggi, con le crisi insurrezionali che si stanno verificando a poche miglia marine da noi – è bene occuparsi di quell’evento straordinario che fu il Maggio Francese. Un momento chiave nella storia francese ed europea, forse mondiale. Tuttavia non pochi critici, molti “di ritorno” confinano il Maggio a episodio tutto sommato secondario, a un fuoco di paglia durato lo spazio di un mese, sprovvisto di conseguenze che siano andate “oltre”. Un momento che ha goduto di una fama spropositata rispetto a ciò che ha effettivamente prodotto.

A smentire quest’impostazione – in cui convivono il livore accumulato da alcuni, la disinformazione di molti, l’intento piuttosto chiaro a livello politico di rimozione nei confronti di quella stagione – arriva nelle librerie il saggio Immaginazione senza potere (ed. Punto Rosso) curato da Antonio Benci con una precisa ed asciutta presentazione di Marco Grispigni e una postfazione che non potrà non sorprendere i lettori italiani della professoressa Danielle Tartakowsky dell’Università Paris VIII-Saint Denis.

Benci, uno studioso dell’Università di Venezia che da anni si occupa di questi temi, ci fa compiere un viaggio all’interno dell’avvenimento Maggio francese così come è stato percepito, interpretato e ricordato in una realtà gografica, sociale, culturale “altra” come quella italiana. Nei giorni del Maggio non erano poche le pubblicazioni interne al movimento italiano in cui si parlava di Lezione o Esempio, riferendosi ai fatti francesi. All’istintiva solidarietà nei confronti di una mobilitazione che coinvolse quasi 10 milioni di persone in sciopero fece poi spazio un’intensa attività di “decifrazione” dei fatti francesi, alimentata da trascrizioni, libri, viaggi militanti che nel libro vengono minuziosamente ricostruiti. Non solo. Anche la comunicazione politica fu profondamente segnata da quel “fuoco di paglia” primaverile. Qui Benci propone nel libro un’interessantissima galleria fotografica che pone, affiancandoli, manifesti del Maggio francese e dell’Autunno caldo italiano dimostrando un rapporto molto stretto tra i due stili di comunicazione politica (testimoniato d’altronde, anche semanticamente, dalla breve stagione del “maggio italiano”).

Un rapporto di derivazione cui è disceso poi – inevitabile – un fenomeno di mitizzazione cui non sono sfuggiti gli stessi protagonisti. Nel libro sono riportati brani di interviste ad alcuni testimoni dell’epoca che hanno “visto” il Maggio francese da fuori. Lo hanno, in poche parole, immaginato. Il ritratto non è quello dell’immaginazione al potere, lettura banalizzante che oscura la verità storica di un movimento molto vicino all’essere stato insurrezionale, quanto quello di una generazione che ha in fondo rifiutato l’idea stessa del potere.

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