Acabnews Bologna

Conor, ottenuto un tavolo di trattativa in Prefettura

Hobo: risultato conquistato dopo quattro ore di picchetto e di “cariche, aggressioni fisiche condite da insulti e provocazioni razziste” da parte delle forze dell’ordine.

01 Luglio 2014 - 18:05

h2Oggi è stata un’altra importante giornata di lotta ai cancelli delle imprese della logistica. L’azienda questa volta è la Conor, specializzata nella distribuzione di prodotti ortofrutticoli, collocata sul fondo di via San Donato, vicino al Caab (il centro agroalimentare bolognese). La storia è quella che continuamente si ripete, nella logistica di distribuzione così come sempre più negli altri settori sociali: entra una nuova cooperativa – Alice, appartenente alla Legacoop del ministro Poletti – che vuole stracciare i diritti conquistati dai lavoratori e far fuori un terzo dei lavoratori, ovviamente tutti iscritti al Si Cobas. Per questo da ieri ci siamo uniti allo sciopero dei facchini contro Conor e Legacoop, bloccando fino al pomeriggio inoltrato i cancelli dell’azienda. Sciopero e picchetto sono ripresi questa mattina, poco dopo le 8.

Se tre blindati della polizia e i celerini già pronti con caschi e manganello in combutta con i dirigenti dell’azienda pensavano di fermare la lotta, ancora una volta non hanno capito niente. Con grande determinazione abbiamo bloccato i cancelli, resistendo ai ripetuti e violenti tentativi di sgombero della polizia. Poi, con grande rapidità di movimento, abbiamo bloccato via San Donato e le strade che conducono all’azienda, impedendo per diverse ore l’entrata dei camion.

La risposta della polizia è ampiamente documentata dai video che circolano in rete: cariche, aggressioni fisiche condite da insulti e provocazioni razziste, botte, tentativi di spezzare gli arti (come già successo ai picchetti a Granarolo), scarpe e maglie strappate con violenza, addirittura un orecchino brutalmente strappato dall’orecchio di un solidale. Alcuni lavoratori sono stati soccorsi dall’ambulanza. Ma quello che non ci strapperanno mai è la nostra dignità: è questa l’arma che ci ha permesso di resistere alle cariche, di aggirarli per i campi, di farci trovare dove non ci aspettavano, di accerchiarli, di bloccare ancora una volta tutto.
Dopo quattro ore di picchetto e battaglia campale, abbiamo ottenuto il rilascio di un lavoratore fermato e un tavolo di trattativa in Prefettura. Con una certezza: i diritti li strappiamo con le unghie e con i denti. Con una promessa: torneremo torneremo torneremo!

Hobo – Laboratorio dei saperi comuni