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Community center, Hobo in rettorato: “Ateneo apra tavolo sugli spazi”

Il collettivo: “Altrimenti l’aula studio la faremo a Palazzo Poggi”. E il rettore: “Presto lavori”. Intanto inchiesta della Procura sugli ultimi murales realizzati in v.Zamboni; Batti il tuo tempo: “Portici hanno nuove storie da raccontare”.

13 Giugno 2016 - 16:12

hoProtesta del collettivo Hobo questa mattina a Palazzo Poggi, sede del rettorato dell’Alma Mater, per ribadire l’impegno a difendere il Community center di via Filippo Re da un possibile sgombero da parte dell’Università. Gli studenti hanno affisso uno striscione su una porta dell’edificio che ospita il rettorato, dove si sono rivolti ai giornalisti con una conferenza stampa: “L’Ateneo sembra oggi voler svuotare di contenuto i suoi spazi, cosa che invece gli studenti non vogliono. Il Community center rappresenta uno spazio che gli studenti riempiono sia come aula studio, sia come luogo di socialità, ma anche e soprattutto dal punto di vista culturale e politico”. Esponendo diversi cartelli, sui quali sono state scritte le varie attività che si svolgono all’interno del Community center, gli attivisti hanno sottolineato come questo sia uno dei pochi spazi ad ospitare molte iniziative che rispondono ai bisogni degli studenti: “Dal punto di vista formale dei regolamenti sull’utilizzo degli spazi, l’Università non permette agli studenti di svolgere attività autogestite al suo interno, imponendo la registrazione dei documenti d’identità e il pagamento di tasse per registrare le forme associative”.

Nei giorni scorsi è stata lanciata una petizione da parte del collettivo per capire quale sia la posizione degli studenti rispetto all’uso del community center, con un riscontro di più di 300 firme a sostegno della continuità del progetto e dell’esistenza dello spazio: “Non vogliamo che il rettorato avvii una trattativa privata con noi. Quello che vogliamo è che si apra un tavolo sulla questione degli spazi, all’interno della quale il Community center già rappresenta una contraddizione rispetto alle linee guida dell’Università.”

Nelle scorse settimane era stato avviato lo smantellamento della veranda dello spazio di via Filippo Re, con l’intento dichiarato di destinarlo ad un’aula studio per gli studenti disabili. Conclude il collettivo: “Siamo disposti a dialogare con l’Università, ma a delle condizioni: vogliamo che il community Center continui ad essere il progetto che è ed è sempre stato. Se il rettore non vorrà aprire questo tavolo, allora saremo noi a portare i tavoli in rettorato e faremo lì l’aula studio”. Il rettore Francesco Ubertini, però, a stretto giro ha ribadito che il progetto per trasformare il Community center in una sala studio attrezzata per disabili è già stato approvato da tempo e i lavori partiranno a breve. Per quanto riguarda la richiesta di confronto, il rettore dice: nei piani dell’Alma Mater “ci sono per il futuro prossimo grossi investimenti in termini di servizi agli studenti, che riguardano spazi studio, aule, studentati, mobilità. Per me sono una priorità. Su questo lavoreremo e ci confronteremo con tutti gli studenti che vogliono discuterne, non ci tireremo indietro”.

Dalla stampa mainstream, intanto, si apprende che la Procura ha deciso di aprire un’inchiesta sui nuovi murales che nei giorni scorsi sono apparsi sulle colonne di via Zamboni. Sull’iniziativa, via Facebook, scrive Batti il tuo tempo festival: “Arte illegale in festival illegale, nel segno dell’autogestione. I portici di via Zamboni hanno ora nuovi colori e nuove storie da raccontare, grazie ai tanti e tante artisti/e che hanno partecipato alla chiamata di Batti il tuo tempo”.