Attualità

Cie, nuova sommossa a Gradisca d’Isonzo [audio]

Nel centro si sono rivoltati martedì un centinaio di reclusi, che in una lettera denunciano pestaggi e condizioni disumane

16 Settembre 2010 - 15:51

(da Melting Pot)

Ancora una cortina di fumo si alza sul cielo sopra a Gradisca d’Isonzo. Materassi, vestiti, lenzuola sciugamani, tutto ciò che può bruciare brucia. E’ il risultato dell’ennesima rivolta scoppiata all’interno del Cie di Gradisca dove dopo l’ultima “deportazione” verso la Tunisia e l’Egitto (in particolare) sono ora detenuti circa un centinaio di migranti (senza ovviamente contare la parte riservata al Cara).

Abbiamo raggiunto uno dei protagonisti di questa rivolta che ci racconta come da giorni sia iniziata una protesta legata alle condizioni di vita a cui sono costretti i migranti “ospitati” a Gradisca.
Dopo le continue rivolte dell’estate appena trascorsa (e da questo punto di vista tutt’altro che conclusa) la situazione all’interno del centro si è notevolmente aggravata.
Agli “ospiti” è concessa poco più di un’ora d’aria al giorno (neppure il famoso campo di calcio costruito con l’intento di “umanizzare” il Cie è accessibile) e così dalla mattinata di lunedì, vista l’assenza di risposte da parte del Prefetto è iniziata l’ennesima sommossa.

E’ intorno alla serata che la tensione è arrivata al culmine, con l’intervento dei reparti anti-sommossa che accompagnati dagli operatori di Connecting People hanno messo fine alla protesta.

> Leggi la lettera dei reclusi:

A due giorni dall’ultima rivolta e dall’inizio del loro sciopero della fame, i reclusi del Cie di Gradisca hanno scritto una lettera per far conoscere le ragioni della loro lotta.

Noi stiamo scioperando perché il trattamento è carcerario, abbiamo soltanto due ore d’aria al giorno, una al mattino e una la sera, siamo tutti rinchiusi qui dentro, non possiamo uscire. Ci sono tre minorenni qui dentro, sono Tunisini e hanno 16 anni, ci chiediamo come mai li hanno messi qui se sono minorenni? Il cibo fa schifo, non si può mangiare, ci sono pezzi di unghie, capelli, insetti…

Siamo abbandonati, nessuno si interessa di noi, siamo in condizioni disumane. La polizia spesso entra e picchia. Circa tre mesi fa con una manganellata hanno fatto saltare un occhio ad un ragazzo, poi l’hanno rilasciato perché stava male e non volevano casini, e quando è uscito, senza documenti non poteva più fare nulla contro chi gli aveva fatto perdere l’occhio.

Ci trattano come delle bestie. Alcuni operatori [di Connecting People n.d.r.] usano delle prepotenze, ci trattano male, ci provocano, ci insultano per aspettare la nostra reazione, così poi sperano di mandarci in galera, tanto danno sempre ragione a loro.

C’è un ragazzo in isolamento che ha mangiato le sue feci. L’hanno portato in ospedale e l’hanno riportato dentro. È da questa mattina che lo sentiamo urlare, nessuno è andato a vederlo, se non un operatore che l’ha trattato in malo modo.

Il direttore fa delle promesse quando ci sono delle rivolte, poi passano le settimane e non cambia mai niente. Da due giorni siamo in sciopero della fame, e il medico non è mai entrato per pesarci o per fare i controlli, entra solo al mattino per dare le terapie.

Continueremo a scioperare finchè non cambieranno le cose, perché 6 mesi sono troppi e le condizioni troppo disumane. Questo non è un posto ma un incubo, perché siamo nella merda, è assurdo che si rimanga in queste gabbie. Sappiamo che molta gente sa della esistenza di questi posti e di come viviamo. E ci si chiede, ma è possibile che le persone solo perchè non hanno un pezzo di carta debbano essere rinchiuse per 6 mesi della loro vita?

Reclusi del CIE di Gradisca