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Cie, i collettivi marcano stretto Palazzo d’Accursio [comunicati in aggiornamento]

Mercoledì Consiglio in “seduta solenne” per la giornata mondiale del migrante e dei rifugiato, antirazzisti in presidio in piazza Maggiore per ribadire la contrarietà all’apertura di centri per il rimpatrio, in città come ovunque.

16 Gennaio 2017 - 17:51

Nessun Cie da nessuna parte!

Il governo Gentiloni prosegue dritto per la strada della riapertura dei Cie provando, senza tema di cadere nel ridicolo, ad addolcire la pillola inventandosi un nuovo nome: Cpr, centri di permanenza per il rimpatrio. il 19 gennaio il piano Minniti sarà al centro della Conferenza Stato-regioni e la consegna sarà quella nota: un centro per ogni regione. Non sappiamo se toccherà a Bologna o a Modena, ma poco cambia. L’abominio giuridico e umano della detenzione amministrativa di chi non ha commesso nessun reato non deve esistere da nessuna parte, chi fugge da guerre e povertà va rispettato e accolto al meglio senza alcuna discriminazione. Mercoledì 18 alle ore 13 saremo in piazza Maggiore durante lo svolgimento del Consiglio comunale a ricordare tutto questo. Merola e i suoi non si rifugino nell’ipocrisia: nessun Cie né a Bologna né da nessuna parte!

Vag61 – Spazio libero autogestito

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Tutti in Consiglio Comunale per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato

Mercoledì 18 gennaio il Consiglio Comunale terrà una seduta solenne in occasione della giornata mondiale del migrante e del rifugiato.

Mentre i migranti sono bloccati nel gelo alle porte d’Europa o dispersi nelle acque del Mediterraneo, Comuni e Regioni sono impegnati a discutere con il Ministro dell’Interno della attivazione di un Cie o centro per il rimpatrio in ogni regione. Ecco allora che la “Seduta solenne” celebrata dal Consiglio comunale mercoledì è la giusta occasione per parlare senza ambiguità e ipocrisia della condizione dei migranti a Bologna e in Italia, e del fallimento di venti anni di politiche della frontiera selettive e repressive, tese oggi a restringere le ultime garanzie residuali della protezione internazionale.
Respingiamo e denunciamo la nuova strategia annunciata da Minniti di aumentare le detenzioni e le espulsioni, stipulando accordi con paesi come la Libia per bloccare le partenze. Lo scorso sabato con la manifestazione in Via Mattei abbiamo confermato ai migranti il nostro messaggio di benvenuto, appoggiandoli nel loro percorso di conquista di un futuro degno e libero. In ogni tappa del progetto migratorio è la libertà e la dignità quella che gli Stati dovrebbero difendere, assicurando percorsi di arrivo sicuri e immediata regolarizzazione per tutte e tutti.

Al Comune e alla Regione vogliamo mandare un messaggio altrettanto chiaro: Bologna non è candidabile per nuove politiche di sfruttamento e discriminazione! Bologna, e non solo Bologna, ha urgente bisogno di nuovi modelli di accoglienza degna, di inlcusione efficace, di politiche di welfare, per l’eguaglianza e per il contrasto delle nuove povertà. Per questo respingiamo al mittente ogni ipotesi di apertura di Cie o “centri per il rimpatrio”.

Diamo appuntamento a tutte e tutti per un presidio sotto al Comune (Palazzo d’Accursio) mercoledì 18 gennaio alle ore 13.

Mai più CIE, ne qui ne altrove! Open the borders!

Tpo
Làbas

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Presidio 18 gennaio h. 13 piazza maggiore – contro l’umanitarismo grottesco del Comune di Bologna

Mercoledì 18 gennaio, il consiglio comunale di Bologna si riunisce alle 13.30 per celebrare una seduta “solenne” in occasione della giornata mondiale del migrante e del rifugiato. A nostro avviso, tale circostanza si inserisce in modo ironico e, al tempo stesso, macabro nell’attuale dibattito politico riguardante la proposta governativa di riapertura di nuovi centri di identificazione ed espulsione (Cie) – di recente ridenominati “centri per rimpatri irregolari” – in tutte le regioni italiane, e che vede allargarsi sempre di più la forbice tra la realtà sociale e il mondo ovattato e falso delle istituzioni.

Da una parte, il governo italiano, nell’oscura figura del ministro dell’Interno Marco Minniti, per l’ennesima volta imbraccia il fucile della politica securitaria nell’affrontare la questione dei flussi migratori verso la Fortezza Europa: il 9 gennaio scorso il ministro volava in Libia per concludere un accordo che pericolosamente esalta il problema della sicurezza attraverso la conclamata guerra ai trafficanti e al terrorismo, e rinforza il meccanismo mortale dei confini mediante la predisposizione di ulteriori disumane operazioni di controllo, espulsione e respingimento, in questo senso continuando l’infida opera di militarizzazione dell’ambito umanitario, in cui il termine ‘accoglienza’ suona come un vero e proprio paradosso.

Dall’altra, il sindaco Virginio Merola si oppone alla proposta del ministro Minniti di riapertura di un nuovo Cie a Bologna e punta alla continuazione dell’esperienza dell’Hub di Via Mattei, già Cie fino alla chiusura nel 2013, tentando goffamente di togliere l’attenzione sulle continuità di fondo nelle attività di controllo che caratterizzano la struttura, ora come in passato, e che confermano in realtà che nel sistema di accoglienza all’italiana cambiano i termini, ma non i contenuti. E nel marasma di sigle che denominano gli attori istituzionali dell’accoglienza di Stato – Cara, Cpa, Cpsa, Cas, Hotspot e Hub – i Cie sono semplicemente il volto più esplicito, feroce e violento di un sistema unicamente orientato alla sicurezza e al controllo.

Siamo fortemente convinti che le innumerevoli morti di coloro che tentano di attraversare le frontiere dell’Europa e i casi sempre più frequenti di morti disumane nei centri di accoglienza, come quello di Sandrine Bakayoko nel centro/lager di Cona, siano il prodotto naturale e necessario del regime europeo dei confini, finalizzato in modo letale al securitarismo e alla produzione di illegalità attraverso la divisione forzata degli individui in categorie come quelle di rifugiato politico, richiedente asilo, migrante economico e migrante irregolare. La morte di Ali Muse nell’incendio del capannone occupato da migranti a Sesto Fiorentino, allo stesso modo delle morti invisibili e presto dimenticate nei campi del caporalato, tristemente accende una luce sul meccanismo perverso e nascosto in atto nel connubio tra il regime di protezione delle frontiere impostato dall’Ue e lo sfruttamento del lavoro migrante che avviene all’interno dei suoi Stati membri.

Per ribadire il nostro NO a un sistema di accoglienza che genera morte e profitto

Per contrastare la pericolosa mistificazione che affligge il fenomeno delle migrazioni a tutti i livelli del discorso politico e delle classi sociali

Per abbattere le frontiere, interne ed esterne, della società

Mercoledì 18 gennaio alle ore 13.00 saremo in piazza Maggiore insieme ad altre realtà sociali contro l’umanitarismo grottesco del Comune di Bologna e del Pd, contro le politiche securitarie e militari del governo.

Bologna NoBorders

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Mercoledì 18 dalle 13h saremo in Piazza Maggiore per mettere il fiato sul collo alla giunta comunale che terrà una seduta solenne nella giornata mondiale del migrante per ribadire la decisa ostilità della nostra città alla riapertura del CIE, sia a Bologna che in qualsiasi altro luogo. In una giornata di resistenza agli sfratti che ci vedrà impegnati dall’alba in picchetti di difesa del diritto all’abitare saremo comunque presenti all’iniziativa antirazzista a cui parteciperanno anche altre realtà cittadine!

#MaiPiùCIE #NèQUINèALTROVE!

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’ipocrita celebrazione della giornata del migrante e del rifugiato proclamata in pompa magna dal consiglio comunale di Bologna conferma che sembra essere Orwell la linea ispiratrice del Partito Democratico: con una mano riaprono i Cie, con l’altra fingono di asciugarsi le lacrime per i morti nell’enorme tomba d’acqua del Mediterraneo. Sabato scorso in tante e tanti siamo scesi in piazza per cacciare Forza Nuova e la sua propaganda apertamente razzista, volta a scatenare la guerra tra poveri e impoveriti a tutto vantaggio dei ricchi e di chi specula su crisi e miseria. Domani, con altrettanta forza e determinazione, saremo alle ore 13 davanti a Palazzo d’Accursio, per chiamare il Pd per quello che è: il partito del razzismo istituzionale, che vorrebbe delle vittime prive di voce da porre di fronte alla scelta tra il brutale sfruttamento e la detenzione amministrative in quei lager a cui di volta in volta viene cambiato il nome, per lasciare intatta la sostanza. Delle vittime, per giunta, da utilizzare come arma di ricatto e competizione rispetto alla forza lavoro autoctona, mostrando una volta di più come PD e fascio-leghismo siano due facce della stessa medaglia. Noi diciamo che il nemico non è chi sta sotto ma chi sta sopra, non è chi mette in gioco le proprie vite per attraversare i confini ma chi gioca sulle nostre vite per tenersi le poltrone.

Noi diciamo che i Cie non sono solo contro i migranti, ma contro tutti noi.
Noi diciamo che il Cie non aprirà, né a Bologna né a Modena, né qui né altrove!

Hobo