Attualità

Centinaia di migliaia per beni comuni, territori, libertà

Ieri 150mila a Napoli contro il biocidio: “Possiamo vincere”. Oltre trentamila NoTav in Valsusa: “Deluso chi si aspettava un popolo rassegnato”. A Gradisca in fiamme il tetto del Cie. A Pisa in piazza per l’ex-colorificio.

17 Novembre 2013 - 16:07

NAPOLI – Il comunicato diffuso ieri sera dopo il corteo

Lo avevamo promesso: il 16 Novembre siamo stati un #fiumeinpiena. Nelle strade di Napoli si sono riversate più di 150 mila persone. Non solo ragazzi e studenti, ma madri, padri e figli; fratelli e sorelle. Tante, tantissime persone. Siamo rimasti senza parole davanti ad una partecipazione così alta e condivisa. Da tempo non si vedeva un’adesione così ampia. È per questo motivo che abbiamo deciso di non accamparci: perché poche decine di tende non avrebbero rappresentato questa piazza. Una piazza piena di persone, una piazza colorata; una piazza di cittadini, senza partiti e senza politici. #fiumeinpiena non torna nei suoi argini, ma rilancia: il 30 Novembre, a Napoli, ci sarà una nuova assemblea organizzativa. Il momento per tirare le somme, per dirci, finalmente, che possiamo vincere: non solo in Campania, ma in Italia. In Europa. Abbiamo urlato e abbiamo marciato. Abbiamo denunciato pubblicamente, davanti ai media, quello che è il Biocidio e quelli che sono i suoi artefici. Abbiamo ribadito le nostre – le vostre – soluzioni: il nostro documento, di #fiumeinpiena e di voi cittadini, ha riassunto ottimamente tutte le vertenze territoriali che i comitati e i cittadini hanno sviluppato negli ultimi 20 anni (www.fiumeinpiena.it).

Le forze convogliate in piazza oggi hanno bisogno di un luogo e di un contesto consono. È necessario tornare sui territori, raccontare l’incredibile giornata di oggi e costruire un’assemblea all’altezza degli straordinari numeri della giornata. I tre workshop che avevamo immaginato per domani non sono evidentemente più sufficienti per contenere e far esprimere la composizione che in piazza sfilava contro il biocidio.  Il #fiumeinpiena ha bisogno di un’assemblea pubblica  larga e partecipata, in cui confrontarsi sulla giornata di oggi ed oltre, a partire dalle analisi di tutti i comitati, veri protagonisti della giornata. Analisi che hanno bisogno di tempo perché vanno costruite insieme sui territori e perché devono essere ricalibrate dopo la sorprendente partecipazione a cui abbiamo assistito.

State sicuri: non ci fermeremo. Non dopo oggi, non dopo questo momento. Andremo avanti. E lo faremo scientemente, con metodo e giudizio, in maniera partecipata e condivisa. Un movimento, un movimento così grande, non nasce dall’oggi al domani. Un movimento come #fiumeinpiena non ha bisogno di forzature. Da domani – da stanotte – torneremo a lavoro. Ma lo faremo con una certezza, una certezza fondamentale: noi non siamo soli; voi non siete soli. Siamo uniti, siamo tutti insieme: siamo un #fiumeinpiena che non smetterà mai – mai – di straripare.

#fiumeinpiena

 * * * * * * * * * *

VALSUSA – da notav.info

La Valle in marcia con il suo diritto alla Resistenza

Un’altra giornata storica, di quelle che rimangono e ci spingono a guardare sempre più avanti. 30.000, 40.000 poco importa, oggi è sfilato l’orgoglio della Valle che Resiste con le sue famiglie, i suoi bambini, i suoi pensionati combattivi, i suoi giovani resistenti.

La manifestazione indetta contro la militarizzazione, a Susa dove è più evidente (cantiere/fortino escluso) si èfin da subito trasformata in una forma di partecipazione collettiva capace, ancora una volta, di prendersi in mano il proprio futuro, dimostrandolo con la lotta.

La giornata era iniziata con gli asfissianti posti di blocco al casello di Rivoli e per le statali della Valle, dove un nutrito numero di pattuglie della polizia effettuava minuziosi controlli pe rnon far dimenticare a nessuno perchè si andava alla manifestazione.

La partenza così come il finale, in piazza d’armi, somigliava ad una festa di paese, mangiare, bere e banchetti lungo cui incontrare amici e notav di ogni parte d’Italia.

Poi la manifestazione da Susa a Susa con gli striscioni e i cartelli autoprodotti capaci con una frase di legare le lotte che ci sono in Italia, parlare dei bisogni del paese e di come spendere i soldi pubblici. In testa i nostri bambini con il treno di gomma piuma, poi i sindaci notav fieri di esserci, gli studenti e poi il popolo notav, compatto e determinato come sempre, ma anche gioso e felice della giornata di sole.

Una manifestazione notav come quelle di sempre ma con un qualcosa in più: oggi scendevano in piazza i “terrroristi”, il nemico pubblico dei Caselli e del Pd, quelli per cui ci sono più soldati procapite che in Afganistan. E la prova è stata superata, la Valle si toglie dall’imbuto in cui la volevano far finire per mirare più in alto, per guardare più avnati, aprendo nuove prospettive alla sua resistenza.

Siamo scesi in piazza dopo l’accensione della talpa nel cantiere, che continua a non avere l’elettricità sufficiente per lavorare se non 10 minuti per qualche show, e se qualcuno pensava di trovare un popolo rassegnato è rimasto molto deluso.

Mentre si manifestava a Napoli e nei Paesi Baschi, il nostro fiume in piena cresceva legando le lotte e non dimenticandosi di nessuno. “Fratelli nella lotta, figli della stessa rabbia” cantava una canzone, e così è stato anche a Susa.

Gli interventi finali sono stati moltissimi e non sono mancati i notav del terzo valico, un saluto dei notav baschi, gli amici di sempre e le facce note, ma in particolare Luca, del coordianamento di lotta per la casa di Roma, ci ha portato la forza e il coraggio del 19 ottobre e dell’assedio continuo, trasmettendo alla Valle la determinazione di chi lotta per un futuro dignitoso e ci prova fino ai portoni dei palazzi del potere. Per questo ci si vedrà a Roma il 20 novembre, perchè dobbiamo dire tutti insieme come si spendono i soldi pubblici e che Casa e reddito sono l’unica grande opera di cui questo paese ha bisogno, da subito.

Abbiamo dimostrato oggi che passano trattati internazionali, talpe senza elettricità, procuratori generali, politici da strapazzo, commissari di governo, ma qui, in questa Valle dovranno sempre fare i conti con i notav!

nota di colore: per la questura eravamo 7 mila…

* * * * * * * * * *

GRADISCA DI ISONZO da Global Project

Gradisca – Scritte sui muri, pioggia di fumogeni, torce e razzi: brucia il tetto. Il Cie è chiuso e non deve più riaprire!

Sono arrivati da tutto il Nord Est per partecipare alla manifestazione lanciata dal Friuli per chiudere definitivamente il Cie di Gradisca d’Isonzo.

Partiti dal centro di Gradisca al concentramento i manifestanti in tuta bianca, saliti su una gru srotolano un grande striscione per la chiusura del Cie. Poi parte il corteo che nel percorso traccia grandi scritte lungo la strada che porta al Cie.

Arrivati al Cie, protetto dalla polizia, i manifestanti si conquistano con determinazione il diritto a tracciare una grande scritta “mai più, nunca mas, never again” sui muri del Cie.

Dal corteo parte un fitto lancio di fumogeni colorati, razzi e torce che tempesta il Cie. Il tetto brucia. “Questa struttura non deve più funzionare. Oggi l’abbiamo chiusa definitivamente, anche il Friuli e cie-free” dicono i manifestanti che raggiungono il centro della cittadina.

Dopo la tragedia di Lampedusa le mura dei Cie sono inaccettabili, simbolo di un Europa fortezza che calpesta diritti e dignità.

Ci sono regioni come il Veneto e le Marche dove, grazie alle lotte e alle mobilitazioni di questi anni, i Cie non sono stati mai stati aperti, città come Bologna dove la struttura non riaprirà. Anche il Friuli oggi si è liberato da questa grande opera mortale definitivamente!

“Il nostro è un impegno comune perchè questa “grande opera” di segregazione non riapra, dopo che le rivolte dei migranti l’hanno resa inagibile. Da sette anni ci battiamo contro questa barbarie ora abbiamo detto basta!

* * * * * * * *

PISA  – testo adattato dal sito di Radio Onda d’Urto

In città c’è stato un corteo con partecipazione oltre le aspettative (circa duemila persone) in risposta allo sgombero avvenuto lo scorso 26 ottobre dell‘Ex Colorificio Liberato, sede del Municipio dei Beni Comuni. Uno spazio vissuto da decine di realtà, collettivi e associazioni di varia natura, politica culturale e sportiva, oltre che la sede della web radio Radio Roaar. La manifestazione ha puntato il dito contro le politiche di speculazione e di austerità che determinano la crisi, consumano i nostri territori, producono solo lavoro precario e ricatti, costruiscono cattedrali nel deserto, e trasformano ogni forma di attivismo civico e di reazione sociale in un problema di ordine pubblico. Il corteo è arrivato fuori dall’ex colorificio e qui è iniziato un assedio alla polizia con danze, bolle di sapone, musica e parole. Sfondato il cordone della polizia posta davanti all’ex colorificio, alcuni compagni sono saliti sul tetto.