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Casapound: “Non rinneghiamo il fascismo”. Che a due passi fece 85 morti

All’Hotel Europa di via Boldrini, vicinissimo alla Stazione, il leader del partito annuncia che rifiuterà di firmare qualsiasi abiura chiesta dai Comuni per autorizzare iniziative in spazi pubblici.

24 Febbraio 2018 - 14:58

Piazza Medaglie d’Oro, 2 agosto 1980. Una bomba piazzata dai militanti neri dei Nuclei armati rivoluzionari Francesca Mambro, Giuseppe Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini esplode mietendo 85 vittime e 200 feriti.

Via Boldrini, a solo 300 metri di distanza, 24 febbraio 2018. Simone Di Stefano, leader di Casapound, presentando la lista elettorale, si permette di scandire: “Non rinneghiamo il fascismo”, rifiutando di firmare qualsiasi documento di abiura venisse richiesto da un comune per concedere iniziative pubbliche: ha già deciso in tal senso il Comune di Brescia e se ne parla in molti altri, compresa Bologna dove però il dossier è genialmente finito in mano alla Lega.

“Il fascismo è una dottrina politico-sociale, non necessariamente una dittatura o uno Stato totalitario”, aggiunge il  Di Stefano. Si può far finta di credere che questa frase abbia un senso. Con un grande sforzo di fantasia. Ma anche tralasciando Mussolini, Hitler e i campi di concentramento, tra quel che Di Stefano omette, che non rinnega, ci sono vent’anni di stragi eseguite da mano fascista, a Bologna come a San Benedetto, Milano, Brescia… E poi lo squadrismo, tanto quello degli anni ’20 quanto quello del dopoguerra. E gli omicidi. Solo in questo secolo: Davide “Dax” Cesare, Renato Biagetti, Nicola Tommasoli, Samb Modou, Diop Mor, Emmanuel Chidi Nnamdi. Gli ultimi tre uccisi da militanti vicini proprio a Casapound.