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Carceri, il Garante: “Netta contrarietà” al nuovo padiglione della Dozza

Il Garante dei detuniti, Desi Bruno, si schiera contro l’ampliamento del carcere Dozza, quello che serve è rivedere le pene che “consentono una carcerazione massicia”, in primis la Bossi-Fini.

19 Gennaio 2010 - 18:11

Il garante dei detenuti Desi Bruno ribadisce la sua “netta contrarietà” alla proposta di costruire un padiglione aggiuntivo nel carcere della Dozza. “Tale intervento straordinario – secondo la Bruno – vuole porsi come rimedio al cronico sovraffollamento che caratterizza la struttura bolognese, i cui numeri si attestano intorno alle 1200 presenze, quasi tre volte la capienza regolamentare, ma non pare essere una congrua soluzione alle diverse criticità presenti e non da una risposta concreta alle reali esigenze dell’istituto di pena”. Secondo il garante quindi destinare risorse a questo progetto non migliorerà la situazione di sovraffollamento, in quanto il padiglione aggiuntivo “sembra configurarsi come un mero contenitore di corpi senza speranza di un trattamento penitenziario conforme al dettato costituzionale”. Dall’ultimo verbale della visita ispettiva dell’Ausl risulta infatti che l’infermeria del carcere viene utilizzata, per mancanza di posti letto, come ambiente dove collocare altri detenuti, senza che abbiano necessariamente bisogno di cure mediche.

La soluzione che suggerisce la garante dei detenuti di Bologna è quella di muoversi in ben altra direzione, cioè “dedicare le risorse alla costruzione di un polo di accoglienza per i cosiddetti nuovi giunti e di intervento sanitario adeguato al numero degli arrivi e alle patologie esistenti, dotato di personale dedicato, con mediatori socio-sanitari, con pronto soccorso per i casi anche di forte disagio psichiatrico, con possibilità di day-hospital per le situazioni che necessitano di un intervento e di una valutazione più approfonditi”. Oltre al miglioramento interno alla struttura, la Bruno suggerisce anche di “ridurre i numeri delle presenze in carcere attraverso il mirato utilizzo di misure alternative, un piano straordinario per la tossicodipendenza e una rivisitazione delle fattispecie penali che consentono una carcerazione massiccia” a cominciare proprio dalla legge sull’immigrazione e da un uso ponderato della custodia cautelare in carcere che, secondo la Bruno, “vede anche alla Dozza due terzi della popolazione ancora in attesa di definire la propria posizione giuridica”.