Culture

Biblioteche di quartiere, “la privatizzazione va fermata”

Usb: “Formiamo comitati di utenti e lavoratori per bloccare una scelta scellerata”. Cobas: “Contrastare l’esternalizzazione di spazi e servizi pubblici”. E intanto gli studenti riaprono anche oggi le porte del 36 di via Zamboni.

24 Gennaio 2017 - 12:00

Anche l’Usb e i Cobas si schierano contro il processo di privatizzazione delle biblioteche comunali. “Le biblioteche pubbliche di quartiere sono un patrimonio importante e strategico, fino ad oggi gestito direttamente dal Comune e con personale proprio, un patrimonio che la Giunta Merola vuole smantellare tramite appalti ai privati”, scrive l’Usb: “Una scelta scellerata che porterà in brevissimo tempo alla fine di un’esperienza decennale di presenza nei quartieri di questi presidi culturali e luoghi di aggregazione proprio in quelle periferie devastate dalla crisi economica e dalla mancanza di investimenti in politiche sociali di inclusione. Ricordiamo che le biblioteche di quartiere non svolgono soltanto il servizio di prestito libri, ma una serie di attività specifiche e tutte gratuite: corsi di italiano per stranieri, progetti per detenuti, anziani, disabili, persone svantaggiate, alfabetizzazione digitale, dopo scuola e aiuto compiti, incontri protetti (incontri tra figli i genitori separati in situazione protetta e in uno spazio consono ai bambini), gruppi educativi per adolescenti, progetti con le scuole (dai nidi alle secondarie). Questo grazie soprattutto all’esperienza e alla determinazione delle lavoratrici e lavoratori, che nessun privato potrà e vorrà dare”. Scrive ancora l’Usb: “Consapevolmente il Comune di Bologna ha scelto in questi anni di non fare nessuna assunzione per le biblioteche di quartiere creando una situazione di sottorganico con l’obiettivo di porre le basi per il processo di privatizzazione. Sappiamo bene che l’affidamento di servizi pubblici a privati (cooperative) comporterà precarietà, ricattabilità, sfruttamento, flessibilità e compressione salariale per i lavoratori, perché è su questo che generano il loro margine di profitto. Costruiamo in ogni quartiere comitati di utenti e lavoratori per bloccare la privatizzazione delle biblioteche”.

I delegati Cobas in Comune invece sottolineano: “Era stato annunciato come una delle linee politiche del mandato 2017-2021 (mandato che tra l’altro è in piena continuità con l’orientamento politico che ha governato la città – anche se con giunte diverse – nell’ultimo ventennio): attivare un processo di revisione strategica della rete delle biblioteche cittadine, con l’obiettivo di favorire le imprese private. Ed era stato detto che sarebbero state individuate delle strutture pilota. Eccoci: la biblioteca comunale del quartiere Navile, dal 2017 viene totalmente esternalizzata tramite apposita gara, a favore delle imprese del cosiddetto terzo settore, o global service, o privato sociale. Ci troviamo dunque davanti l’ennesima carognata confezionata con la pompa della retorica di regime, ancora stancamente mascherata da cooperazione sociale integrata nell’ottica della cosiddetta sussidiarietà: detta in soldoni, significa sfruttamento della cooperazione e del volontariato, camuffato come ‘cittadinanza attiva’. L’elemento davvero grottesco è che tale strategia di dismissione viene a intrecciarsi a un enfatizzato rilancio delle periferie, spacciato come innovazione di portata culturale, tanto che è stata creata un’apposita delega strettamente associata a quella più tradizionale alla Cultura. Eccola, allora, la frontiera dell’innovazione culturale, mistificata dietro l’asettico e consolidato lessico dei bandi di outsourcing: working poor dei servizi spacciato come supporto ausiliario, lavoro subordinato spacciato come cooperazione sociale in stile co – working: giovani costretti ad una feroce competizione al ribasso di salario e tutele, poi nella prassi affiancati da anziani costretti ad integrare una pensione di miseria, con un salario precario truccato come voucher e rimborso spese. Dietro la foglia di fico delle clausole sociali c’è lo spettro del jobs act, come dietro la foglia di fico dell’anticipo finanziario a garanzia della pensione, c’è lo spettro della schiavitù per debito a vita”. Di fronte a tutto questo, “con forza ostinata e contraria, i Cobas continueranno a contrastare tutte le politiche di privatizzazione ed esternalizzazione di spazi e servizi pubblici, e a supportare e sostenere tutte le prospettive di lotta orientate alla difesa di reddito, beni comuni, diritti sociali”.

Prosegue, intanto, la mobilitazione degli studenti contro i tornelli installati alla biblioteca universitaria di via Zamboni 36. Dopo l’azione di ieri sera, il Cua riferisce che “anche questa mattina gli studenti e le studentesse hanno riaperto le porte, blindate da inutili tornelli a doppia porta – proprio come nelle banche! – della biblioteca in via Zamboni 36, da sempre luogo simbolo di libertà e crocevia di scambi e collettività! Non possiamo accettare che vengano spese risorse per servizi che negano la libertà di circolazione all’interno dell’università!”.