Culture

Bartleby, “una scommessa dentro ai movimenti”

“In questa operazione di rappresaglia si può leggere la volontà politica di costruire distinzioni fra spazi compatibili e percorsi rispetto ai quali il dialogo è subordinato alla dismissione di determinati percorsi politici.”

22 Novembre 2011 - 12:11

Bartleby: una scommessa dentro ai movimenti

Stupiti, perplessi, a tratti increduli: così siamo rimasti nel leggere le dichiarazioni che l’assessore alla cultura Ronchi ha espresso nei giorni scorsi a nome della giunta comunale, in merito alla trattativa in corso tra il Comune e il collettivo Bartleby.

Il comune, riconoscendo il valore sociale della nostra proposta artistica e culturale, sempre gratuita e aperta alla città (solo a titolo d’esempio in queste settimane abbiamo ospitato o ospiteremo Erri de Luca, l’artista visivo Seth Tobocman, Michael Hardt docente della Duke University, Wu Ming, Pino Cacucci e molti altri), si è detto disponibile ad aprire una trattativa con noi sulla questione del mancato rinnovo da parte dell’Alma Mater Studiorum della convenzione che vedeva assegnati a Bartleby gli spazi di Via San Petronio Vecchio, al fine di arrivare all’assegnazione di un altro spazio.

Abbiamo appreso dai giornali che tale disponibilità è improvvisamente venuta meno a causa dell’occupazione dell’ex cinema Arcobaleno da parte del movimento di “Santa Insolvenza”.

Tutti sanno bene, e da sempre, che Bartleby non è soltanto un progetto artistico e culturale, ma anche una realtà sociale e politica che guarda con attenzione il mondo che la circonda, anche nel tentativo di renderlo più giusto e più libero. Per questo ci siamo da subito dichiarati parte di quel movimento globale che, dalle piazze spagnole a quelle americane, chiede che i costi della crisi ricadano sui responsabili della crisi stessa (grandi banche, società di intermediazione finanziaria e di rating) e non sulle popolazioni. Certamente, nel nostro piccolo, siamo stati parte attiva nella declinazione bolognese di questo movimento, che qui si è voluto ironicamente votare a Santa Insolvenza. Sarebbe stata tuttavia sufficiente un’occhiata anche fugace alla trasversalità ed eterogeneità generazionale, politica e sociale delle centinaia di uomini e donne che hanno preso attivamente parte alle assemblee in Sala borsa prima e al “Nuovo Cinema Arcobaleno” poi, per rendersi conto di quanto possa essere riduttivo, fuorviante, e inopportuno (o forse troppo furbo?) ricondurre a Bartleby la decisione dell’Assemblea degli Insolventi di occupare uno spazio per dare continuità all’attività dei propri laboratori e produrre risposte concrete alla crisi economica. Santa insolvenza, infatti, è una realtà autonoma, dotata di una propria capacità decisionale che risiede nella sua essere un’assemblea in cui tutti e tutte possono esprimersi, soprattutto chi non fa parte di realtà organizzate. Certo non sospettavamo che una tale iniziativa potesse avere conseguenze tanto pesanti sulla possibilità di portare avanti il nostro percorso politico, sociale e culturale, ma anche quando lo avessimo creduto, tale sospetto non ci avrebbe comunque legittimato a mettere in discussione, per un mero interesse soggettivo e di calcolo politicista, la decisione presa da quella moltitudine di percorsi, singolarità, esperienze cittadine che hanno animato il movimento di Santa Insolvenza. Per sgombrare il campo da ogni ulteriore dubbio in merito alla veridicità delle dichiarazioni dell’assessore Ronchi, aggiungiamo comunque che l’ex cinema Arcobaleno non ci è mai stato indicato come un’effettiva e concreta opzione per l’assegnazione.

In questa vera e propria operazione di rappresaglia dell’amministrazione comunale nei nostri confronti, si può leggere la volontà politica di costruire assai opinabili distinzioni fra buoni e cattivi, fra spazi compatibili cui fare concessioni unilaterali e percorsi rispetto ai quali il dialogo è subordinato alla dismissione di determinati percorsi politici. Rispetto a tutto questo chiediamo pubblicamente all’amministrazione comunale di ritornare sulle proprie posizioni per restituire a se stessa il profilo di un’amministrazione che si fa carico dei problemi e delle esigenze di questa città e non quello di un potere che unilateralmente e arbitrariamente giudica e punisce. Su questo terreno siamo certi di incontrare la solidarietà di tutte le espressioni della società civile bolognese che in questi anni hanno potuto incrociare e conoscere i moltissimi percorsi cui abbiamo dato vita dentro e fuori gli spazi di Via Capo di Lucca prima, e in quelli di Via San Petronio Vecchio poi.

Bartleby