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Bartleby all’Ateneo: “Ce ne andremo solo quando avremo un altro spazio”

Il collettivo interviene dopo aver respinto la minaccia di sgombero e replica al prorettore Nicoletti, che ha insistito parlando di “una o due settimane” di tempo per lasciare via San Petronio Vecchio.

08 Giugno 2012 - 15:11

Bartleby e il suo divenire

Siamo ormai al 7 giugno e Bartleby è ancora in via San Petronio Vecchio.

La scorsa settimana, il 31 maggio, abbiamo ricevuto la notizia da parte del Prorettore agli studenti Nicoletti della volontà di sgomberarci il giorno successivo dagli spazi che da due anni occupiamo, attualmente destinati, tramite un progetto di ristrutturazione dei locali, ad accogliere aule studio e biblioteca.

Non vogliamo raccontare di nuovo tutti i precedenti, si è già parlato abbastanza della trattativa aperta con il Comune, del tentativo di dialogo con l’Università, sempre rifiutato, e della difficoltà di parlarsi di queste due istituzioni cittadine.

Ma vorremmo raccontare come e perchè alla fine lo sgombero tanto gridato non c’è stato.

Poche ore dopo la diffusione della notizia della minaccia di sgombero, centinaia di persone si sono riversate negli spazi di Bartleby in via San Petronio Vecchio per un’assemblea pubblica continuata poi con una notte bianca, e molti sono stati i comunicati di solidarietà arrivati in serata.

In tarda mattinata tanti e tante si sono recati nel Rettorato dell’Università esigendo un confronto pubblico con il prorettore Nicoletti.

Bartleby ha ribadito quello che aveva proposto da subito: la transizione di poco più di un mese per terminare il programma estivo e trasferire le proprie attività garantendo continuità al progetto.

La risposta dell’Università, di nuovo nella veste del prorettore Nicoletti, è stata questa volta ridimensionata nei toni rispetto alle minacce del giorno precedente: il prorettore si è mostrato disponibile ad aprire un tavolo a tre con Bartleby e il Comune, annunciando anche di aver risolto quelle problematiche tecniche (penali da pagare alla ditta appaltatrice dei lavori) che avrebbero giustificato uno sgombero imminente.

Il voltafaccia del prorettore ci stupisce solo in parte, siamo abituati a simili, ridicole, prove di forza. Come sempre il colpo di mano di qualche burocrate si è infranto contro la forza di una scommessa collettiva. Non ci interessa ora, capire per quali tatticismi interni ai diversi gruppi di potere che continuano a governare Bologna si è creata la partita a scacchi che ha visto Bartleby come campo di gioco.

Ci interessa ricordare perchè, e cosa, Bartleby ha vinto. Bartleby ha vinto perchè in poche ore ha ricevuto l’appoggio di tanti, studenti, cittadini, scrittori, militanti, musicisti, persone che hanno attraversato Bartleby negli ultimi anni e lo fanno viverequotidianamente. Bartleby vince perchè parla un linguaggio condiviso e collettivo, che si attiva nei desideri e nelle passioni di tante persone che scommettono su un percorso di costruzione comune di spazi di vita e di libertà. Bartleby vince non perchè fa cultura alta in una città già piena di eventi culturali piccoli o grandi che la fanno vivere, ma perchè cerca di ripensare la fruizione e la costruzione di saperi in modo trasversale e condiviso, intrecciando produzione culturale e agire politico. Bartleby vince perchè scommette su un percorso di invenzione e innovazione inclusivo che permetta di ripensare nuovi modi di fare politica, di fare cultura, di socialità, di decisione, di vita.

Bartleby è uscito da un libro e da allora è in costante divenire, per ora rimane in via San Petronio Vecchio, per poi forse trasferirsi in un luogo diverso.

A differenza del suo omonimo letterario Bartleby non muore, e non morirà finchè tutti quelli che lo attraversano, lo costruiscono e lo rafforzano ogni giorno un po’, continueranno a farlo.

Grazie a tutti.

P.S. Riguardo alle ultime dichiarazioni del pro-rettore Nicoletti, che nelle ultime settimane ha sfruttato qualsiasi spazio concessogli per prendere parola contro Bartleby e il suo progetto, vorremmo evitare di rispondere continuamente alle sterili polemiche che ancora vorrebbe portare avanti. Dopo aver minacciato uno sgombero con l’uso della forza, ed essere stato costretto invece ad ammettere che esiste una trattativa ben avviata con il Comune per la concessione di un altro spazio idoneo, ora torna a dire che Bartleby se ne dovrebbe andare “tra una o due settimane”: ripetiamo che Bartleby se ne andrà quando verrà messo a disposizione un altro locale adeguato. Nicoletti, non contento, vorrebbe far passare Bartleby per un gruppo di 40 studenti che rubano spazi ad altri 40.000, ma, come il resto della città, sa benissimo che Bartleby è attraversato da centinaia e centinaia di persone (e di certo non solo studenti). I 40.000 mila studenti di cui parla Nicoletti nel frattempo rischiano un futuro di precarietà e povertà anche per causa sua avendo sostenuto fin dall’inizio le riforme universitarie e i tagli promossi dalla Gelmini e da Tremonti e ora concedendo la laura ad honorem a Giorgio Napolitano artefice di questo governo di banchieri che sta facendo piazza pulita degli ultimi residui di welfare rimasti in questo paese.

Dobbiamo sottolineare che evidentemente anche dentro la maggioranza comunale c’è chi sta inutilmente esasperando i toni rispetto alla vicenda Bartleby. Evidentemente tra chi governa questa città c’è ancora chi pretende di non vedere che a Bologna vivono più di 80.000 studenti e altri numrosi precari fuori sede che reggono l’economia cittadina. Davvero si può pensare che questa fetta importantissima del tessuto metropolitano non si prenda gli spazi per organizzarsi e promuovere iniziative politiche solo per vivere meglio l’università e non farsi mangiare la vita dalla precarietà? Crediamo di no. E rispetto a questo ordine di problemi i decibel sono sempre troppo pochi.

Bartleby