Culture

Atlantide, un anno dopo, “più viva che mai”

A 12 mesi dallo sgombero, oggi pomeriggio performance in centro a cura del Centro di ricerca indipendente e archivio eccentrico transfemministaqueer “Alessandro Zijno” fondato dalle Atlantidee. Intanto, due avvisi di fine indagine per occupazione e danneggiamento.

08 Ottobre 2016 - 13:19

(Atlantide - foto © Michele Lapini)“Atlantide non è morta, ma è più viva che mai ed è ovunque”. E’ il messaggio che risuonerà oggi pomeriggio alle 16 nel pieno centro di Bologna, in piazza di porta Ravegnana, grazie alla presenzazione performativa del libro “Il genere tra neofondamentalismo e neoliberismo” organizzata dal Centro di ricerca indipendente e archivio eccentrico transfemministaqueer “Alessandro Zijno” di Atlantide. Scrivono le Atlantidee: “Il 9 ottobre sarà passato un anno dallo sgombero di Atlantide. Intanto arrivano degli avvisi di fine indagine per occupazione e danneggiamento a due compagne, individuate durante il percorso di confronto con il Comune di Bologna sul trasferimento di Atlantide in via del Porto 11/2: uno spazio tuttora vuoto e inutilizzato, così come il Cassero di Porta Santo Stefano. Come abbiamo denunciato a giugno dal palco del BolognaPride, è questo che accade nella ‘città della collaborazione’ a chi dialoga con le istituzioni ma lo fa da una posizione autonoma, da pari a pari, e rivendicando l’autogestione. Nonostante questo, Atlantide non è morta, ma è più viva che mai ed è ovunque. Il Centro di ricerca indipendente e l’achivio queer eccentrico che abbiamo voluto intitolare alla nostra indimenticabile compagna Alessandro Zijno lavora per conservare e diffondere i saperi che nascono dalle lotte frocie”.

Il Centro inaugura la sua attività “proprio partendo dalla presentazione performativa di un libro scritto collettivamente, che è già un archivio del presente e una mappatura delle lotte TransfemministeQueer, delle teorie dal basso e dei saperi del movimento. Saperi che nascono e circolano nelle strade, nelle piazze, negli spazi autogestiti e che in piazza ritornano, per sottolineare che non c’è sussunzione dei saperi che possa neutralizzare le soggettività in lotta. E che il bisogno di spazi autogestiti e transfemministi queer è sempre urgente, anche per sabotare l’accademia e l’industria culturale neoliberali. Come emerge dai contributi del libro, il campo e il potenziale di risignificazione e sovversione della categoria ‘genere’ indica anche lo spazio di agibilità politica per le soggettività transfemministequeer schiacciate tra la controffensiva neofondamentalista da un lato e attirate dalle promesse del neoliberismo dall’altro. Nella resistenza contro sentinelle in piedi e nogender, che ormai possono ufficialmente vantare tra le loro fila papasanfrancisco, nella sottrazione al diversity management delle imprese gay friendly e nel rifiuto dell’omonazionalismo che arruola gay e lesbiche nella cornice nazionalista e islamofobica, si apre lo spazio di autodeterminazione che vogliamo materializzare nello spazio pubblico con la performance”.

Continua il comunicato: “Abbiamo immaginato il centro di documentazione come un archivio dei sentimenti, dei saperi e delle pratiche politiche trans-femministe-frocie: uno spazio di intersezione tra attivismo e ricerca e di riflessione sulla loro relazione, perché vogliamo pensare all’attivismo come una forma di ricerca e alla ricerca come una forma di attivismo, e ad entrambe come pratiche incorporate e situate. Il centro sarà un luogo di critica alle forme di storicizzazione e di memoria, uno spazio di produzione di una genealogia del presente, una potenzialità sempre aperta di condividere saperi indisciplinati. Il centro di ricerca e l’archivio queer prenderanno la forma che vorremo dargli collettivamente, per questo chiediamo a ognun* di portare in piazza un oggetto o un’idea che ritiene importante o necessario includere in un archivio pensato non per museificare o cristallizzare la nostra storia in una memoria inerme, ma per potenziare soggettività e lotte nel presente”.