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Atlantide: “Più vive che mai”, mentre il Comune non sa che fare del cassero di Santo Stefano

“Non smetteremo di cercare una o più case per le nostre attività”. Domani a Vag61 dibattito sugli spazi autogestiti con Comitato Esa e Xm24.

16 Ottobre 2017 - 11:21

“A due anni dallo sgombero dei collettivi che animavano Atlantide al cassero di porta Santo Stefano, siamo più vive che mai, assieme ai percorsi politici, alle idee e alle pratiche che abbiamo continuato a portare in città e ovunque”. Così inizia un comunicato diffuso dalla pagina Facebook “Atlantide R-esiste” annunciando una serata con cena di autofinanziamento e dibattito negli spazi di Vag61, domani.

Prosegue il testo: “Siamo vive nella consultoria transfemministaqueer, nelle lotte contro la violenza strutturale e maschilista, nel percorso Non Una di Meno, nelle lotte per la difesa degli spazi sociali autogestiti, nel movimento transfemminista queer. Siamo zombies che continuano a vagare per tutte le cantine della città supportando con ogni mezzo possibile una musica dichiarata morta 40 anni fa, proprio quando ci si stava cominciando a divertire, cercando ogni anfratto da far vibrare al suono di accordi dissonanti, trasmettendo coscienza politica, passioni e autogestione. Stiamo costruendo un centro di ricerca e archivio indipendente, e numerose attività autogestite per cui non smetteremo di cercare una o più case”.

“Nel frattempo- si legge poi – dopo due anni impiegati dal Comune per ricostruire la piantina del cassero, e concludere che quell’edificio non era adatto agli scopi istituzionali per i quali si millantava l’urgenza dello sgombero, l’immaginifico ufficio della normalizzazione cinica (Ufficio dell’immaginazione civica), ha annuciato un nuovo piano di rigenerazione urbana degli spazi comuni, dove, accanto ai soliti vecchi bandi per le associazioni che non più tardi di due anni fa erano considerati obsoleti, si fa riferimento alla messa a punto di non meglio specificati ‘nuovi strumenti’. Tra i nuovi spazi da rigenerare rispunta anche l’immobile di via del Porto, quello che doveva ospitare Atlantide prima che lo sgombero arrivasse a interrompere la trattativa in corso da mesi con l‘assessorato alla cultura, che nel frattempo è stato parzialmente ristrutturato grazie a un progetto tecnico gentilmente offerto dai collettivi di Atlantide”.

Concludono le attiviste: “Le realtà autogestite della città hanno continuato in questi anni a confrontarsi pubblicamente sulle diverse esperienze e pratiche concrete e a ripensare le forme anche giuridiche del rapporto con l’amministrazione che non ci costringano a cammuffarci da start up, da sportello di servizi alle famiglie o da pie sorelle della misericordia. Un discorso comune in grado di rispettare l’autonomia e le differenze tra le esperienze autogestite diventa fondamentale per non consentire all’Amministrazione interventi ad hoc per selezionare politicamente gli interlocutori. Continuiamo a parlarne con il Comitato per la difesa e la promozione delle autogestioni, Xm24 e tutte le realtà che vorranno intervenire. Seguirà cena di autofinanziamento dei progetti di Atlantide e spese legali”.