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Ateneo, Cua contesta il Cda: “No al bavaglio”

Il collettivo contro il Codice etico, oggi in discussione al consiglio: “Vogliono farci stare zitti, vogliono metterci in riga, vogliono costruire un’università che somigli sempre di più ad una azienda”.

28 Ottobre 2014 - 16:18

Codice etico bavaglio (foto Cua)Stamattina in tanti, tra studenti e studentesse, siamo tornati ancora una volta davanti alle porte del rettorato, in via Zamboni 33, per contestare e smascherare il Consiglio d’Amministrazione che si doveva tenere in mattinata. Punto principale all’ordine del giorno, la discussione del Codice Etico, che dovrebbe entrare in vigore già dal 1° novembre.

Con un bavaglio sul volto, “armati” di striscioni e cartelloni ci siamo diretti verso il luogo dove si teneva il C.d.A. per contestare soprattutto l’articolo 15 del nuovo Codice Etico, articolo che sostiene l’impossibilità per gli studenti, per i docenti e per i ricercatori di esprimere opinioni che possano ledere l’immagine dell’Alma Mater. Un articolo alquanto discordante con le dichiarazioni che lo stesso Rettore ha rilasciato pochi giorni fa ai giornali, nelle quali il rettore stesso riconosceva i problemi che gli studenti devono affrontare oggi giorno, dal caro-mensa, al caro-affitti, al caro-servizi. Problematiche che noi denunciamo ormai da anni, e delle quali il rettore sembra essersi accorto solo ora. Peccato però che non sembra intenzionato a voler porre fine a questi problemi o almeno a proporre soluzioni per risolverli, ma pare voler solamente cercare di “nascondere la polvere sotto il tappeto”, obbligando studenti, docenti e personale a mettersi un bavaglio sul volto e stare zitti, perché l’immagine dell’Alma Mater è molto più importante da difendere della dignità di uno studente.

Vogliono farci stare zitti, vogliono metterci in riga, vogliono costruire un’università che somigli sempre di più ad una azienda, vogliono costruire un’università d’élite dove il dissenso viene lasciato in disparte. Vogliono costruire un’università per pochi “burattini” facili da manipolare.

Noi invece vogliamo dire al nostro caro Rettore che a parlare dell’università devono essere gli studenti, devono essere i giovani, devono essere i precari di domani e gli sfruttati di oggi; gli vogliamo dire anche che non saranno le minacce di sanzioni e ammonimenti a spaventarci o a fermarci, perché se “ledere l’immagine dell’Alma Mater” vuol dire parlare concretamente dei bisogni degli studenti e provare a risolverli con percorsi di lotta, allora noi siamo contenti di farlo e continueremo a macchiare l’immagine dell’UniBo e smascherare l’intento del Rettore di fare di questa università un’azienda!

L’azione di stamattina è solo uno dei tanti passi che compieremo per smascherare una volta per tutte l’UniBo; per questo rilanciamo con altri appuntamenti di lotta che partono già da oggi stesso, come l’assemblea pubblica in via Zamboni 38 alle ore 19 dove intervisteremo alcuni studenti italiani all’estero riguardo la condizione abitativa e avremo in collegamento Skype Elisabetta, la ragazza bolognese erasmus a Parigi che in questi giorni ha suscitato uno scandalo in quanto sfrattata dal suo minuscolo “appartamento” perché stanca di dover pagare l’affitto in nero.

Il 4 novembre invece invitiamo tutti e tutte per un nuovo momento di confronto assembleare dove con docenti, studenti e personale universitario discuteremo insieme riguardo al tema del Codice Etico e più in generale dell’università oggi e che senso ha farla.

No al codice etico, no al codice dell’ipocrisia!

Collettivo Universitario Autonomo