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Antifascisti al Baraccano, Amorevole vede il manifesto e lo strappa

Dopo un nuovo slittamento del regolamento su spazi all’ultradestra e gadget, ieri l’episodio durante un’iniziativa sui desaparecidos. Antifa: “Ora in piazza per Afrin e migranti!”. E sul cantone curdo, Hobo a Scienze Politiche: “Prof finti sordi”.

22 Marzo 2018 - 14:11

Chi si ricorda gli ardori antifascisti del Pd in campagna elettorale? Loro stessi, ben poco, a quanto traspare dalle cronache locale. Lunedì il Consiglio comunale è terminato con un ennesimo rinvio dello strombazzato regolamento sugli spazi pubblici alle formazioni neofasciste e sulla vendita di gadget a tema. Ieri sera, invece, la presidente del Santo Stefano Rosa Amorevole stava uscendo dalla sede del Quartiere al Baraccano, nella cui sala civica era in corso un’iniziativa del Coordinamento antifascista Murri sui desaparecidos argentini, e passando ha strappato il manifesto affisso dagli antifa all’ingresso.

Ne è nato un alterco e “lei ha replicato che attaccare un manifesto al muro va contro la legge – racconta un attivista a Zeroincondotta – alle nostre rimostranze che il manifesto parlava di 350mila desaparecidos lei ha risposto che sono due piani di discorso diversi. Lo riteniamo un gesto specchio della classe dirigente del Partito Democratico incapace di cogliere l’importanza dei temi rispetto alla loro legalità. Come Coordinamento antifascista Murri denunciamo la solita arroganza di chi si sente padrone della casa comunale o di quartiere”. La presidente si è poi allontanata.

L’iniziativa, spiegano dal Coordinamento che l’ha promossa insieme al Nodo sociale antifascista, era”di avvicinamento al corteo del 25 aprile. Una serata antifascista e internazionalista dove abbiamo riannodato i fili della memoria. Tema la dittatura Argentina, le centinaia di migliaia di desaparecidos, i centri di tormento e di sterminio come l’Esma, Auschwitz argentino; i corpi gettati nell’oceano degli aerei, i corpi bruciati. Una realtà atroce che ha il volto del fascismo, nascosti sotto la retorica patriottica dei mondiali di calcio del 1978, vinti proprio dall’Argentina. Questo il tema del film una generazione scomparsa di Daniele Biacchessi e Giulio Peranzoni proiettato di fronte a una cinquantina di persone a cui è seguito un partecipato dibattito con l’associazione 24marzo.it che lavora da anni insieme ai parenti dei desaparecidos per ottenere verità e giustizia. Fascismo mai più! Ora è sempre resistenza! Tutte e tutti in piazza venerdì per Afrin e il confederalismo democratico e sabato per la libertà di movimento e la vita degna dei migranti!”.

A proposito della mobilitazione per Afrin, ieri gli studenti di Hobo hanno volantinato a Scienze Politiche e interrotto alcune lezioni a Scienze Politiche per chiedere una presa di posizione sul massacro ordinato da Erdogan sui civili del cantone curdo: “I professoroni hanno fatto i finti sordi di fronte ai nostri interventi, impedendoci di prendere due minuti per discutere di un tema così importante”, scrive il collettivo in un comunicato, in cui denuncia inoltre il caso di un docente che “ha addirittura negato quanto sta platealmente succedendo in Siria, fregandosene del massacro di cui il nostro Stato è complice. Cosa insegna un professore del genere?“.

Si legge inoltre: “Mentre la popolazione curdo-siriana insieme alle YPG/YPJ resiste ai bombardamenti all’invasione turco-jihadista, nelle nostre università non si spende mezza parola per commentare quanto sta accadendo, in barba agli insegnamenti di diritto internazionale che siamo sempre costretti a sorbirci. Questa mattina siamo stati in una delle nostre facoltà: a scienze politiche, nel luogo dove questi eventi dovrebbero rappresentare un motivo di discussione e analisi. Ma i professori, sempre pronti a difendere un barone che blatera di invasioni e difesa della cultura occidentale, non sono altrettanto pronti a prendere parola sul massacro perpetrato dai nostri alleati. Le bombe che uccidono nel territorio siriano sono anche le nostre eppure sui media non se ne parla e talvolta si offre solo la versione del boia Erdogan. La realtà è un’altra: ad Afrin dal 2012 esiste un’espe rienza di autodeterminazione libertaria e socialista, dove finalmente i curdi si sono presi lo spazio vitale per autogestire il loro territorio. Le guerriglie curde hanno prima contributo alla distruzione dell’Isis in territorio siriano, ora vengono attaccati dalle bande jihadiste alleate con la Turchia e armate dalla Nato. Cosa insegna l’Università? Che i massacri non ci riguardano, che i saperi sono fatti per lavorare e semmai armare gli eserciti di tutto il mondo”. Conclude Hobo: “Noi sappiamo che il sapere è critico per sua definizione, non asettica compiacenza al potere. Prendiamo posizione, rivendichiamo un sapere critico e conflittuale, difendiamo Afrin”.