Acabnews Bologna

Alma Mater fa indagine: buoni Amazon a chi risponde

Lo comunica l’Ordine degli avvocati, ai cui iscritti arriverà il questionario: sul tavolo fino 100 euro di spesa on line. Intanto il Cua porta a casa il terzo esame collettivo: “Rotti di nuovo i dispositivi dell’Università”.

27 Giugno 2017 - 19:44

L’Università di Bologna conduce una ricerca sulla soddisfazione nei luoghi di lavoro e per farlo distribuisce buoni fino a 100 euro da spendere su Amazon tra le persone che decidono di partecipare compilando il questionario. Ne ha dato notizia l’Ordine degli avvocati, per informare i propri iscritti, a cui l’indagine è rivolta: “Si tratta di un’iniziativa dell’Università di Bologna, che ci è stata illustrata e che prevede la risposta a un breve questionario. Fra coloro che restituiranno il questionario compilato verranno assegnati alcuni buoni acquisto, di valore fino a 100 euro, spendibili su Amazon”. Un ateneo pubblico facendo ricerca, cioè il suo lavoro, decide dunque di fare pubblicità a uno dei più potenti colossi del web, peraltro sotto indagine a Milano per un’evasione fiscale da 130 milioni. Tutto giusto e lineare?

Ieri, intanto, il Cua ha portato a casa il “terzo esame collettivo conquistato con la lotta insieme a molti studenti e studentesse solidali”. Spiega il collettivo: “Le scorse settimane è stato reso pubblico un appello contro la doppia pena all’Unibo già sottoscritto da avvocati, docenti, genitori e solidali; l’appello mette in discussione la legittimità delle sanzioni e sospensioni con cui il senato accademico aggredisce, su comando e segnalazione della digos di Bologna, il percorso di studi degli studenti e delle studentesse che nell’università riformata della Gelmini hanno la forza, il coraggio e l’intelligenza di lottare. Come collettivo universitario autonomo invece abbiamo cominciato a praticare l’iniziativa dell’esame collettivo che rivendica praticamente la rottura della sanzione facendo svolgere l’esame allo studente tramite una giusta rigidità: chi paga le tasse non può in alcun modo essere estromesso dalla possibilità di sostenere esami. Ad ogni esame si aggregano studenti solidali e si aprono contraddizioni tra il corpo docente che ad oggi durante gli esami svolti si è sempre schierato al fianco delle istanze della lotta. Oggi (ieri, ndr) assieme ad uno studente di medicina sospeso abbiamo nuovamente rotto i dispositivi dell’università ed è stato possibile svolgere l’esame nonostante il regime di sospensione, con il docente che ha chiaramente illustrato la necessità di correggere questa pericolosa deriva che l’Unibo sta prendendo, chiudendo spazi di libera espressione, punendo e reprimendo gli studenti. Alla luce pure dei 4 mesi di sospensione comminati dall’ultimo Senato accademico ad un sesto studente, confermiamo a maggior ragione l’opportunità di rifiutare collettivamente questi provvedimenti. Ogni esame sarà collettivo, ogni esame sarà una barricata finché non verrà messa la parola fine al ‘Codice Etico’ e a tutti i dispositivi che ne conseguono”.

Aggiunge il Cua: “D’altronde noi non siamo quelli che dicono agli altri di andare, noi andiamo, non diciamo ‘ad altri di fare’, noi facciamo, non diciamo ad altri di lottare, noi lottiamo, ed è qui che si consuma una differenza sostanziale tra chi parla delle lotte (degli altri) e chi le fa. Il nocciolo della capacità di massificazione dell’iniziativa antagonista, di entusiasmante aggregazione e solidarietà è nella prassi, è qui che tra assenza di reddito e futuro molti studenti e studentesse scoprono la gioia della lotta e la forza della collettività quando si schiera. No alla doppia pena! Ad ogni esame una barricata!”.