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Aldrovandi, prosegue il processo sui depistaggi ma per il procuratore capo è stata una “fogna mediatica”

Il procuratore, dopo aver contestato l’interrogatorio da parte del gup del pm Guerra, ha definito l’omicidio di Federico una “fogna mediatica”

18 Febbraio 2010 - 15:15

Risale a martedì scorso  la convocazione del pm Mariangela Guerra da parte del gup, durante l’udienza stralcio (svoltasi a porte chiuse), sul depistaggio nelle indagini per la morte di Federico Aldrovandi. La Guerra è stata chiamata a testimoniare in quanto pm responsabile dell’indegine sulla morte di Federico già dalla notte del suo omicidio. Nelle  primissime ore dell’indagine fu infatti convinta dall’imputato Paolo Marino (uno dei quattro imputati, all’epoca capo dell’ufficio volanti, e accusato di omissione d’atti d’ufficio), a non presentarsi la notte del 25 settembre 2005 in via dell’Ippodromo; Marino  parlò al telefono con il pm attribuendo la morte ad un’overdose, mentre in realtà si era svolto un feroce e mortale pestaggio.  La notizia di un pm chiamato a testimoniare su un processo di cui si era già occupato (ma solo in parte, visto che la Guerra indagò sull’omicidio colposo, e non sul depistaggio come in questa caso), può risultare strana, e le polemiche non sono mancate.  La voce che si è alzata più forte è stata quella del procuratore capo Rosario Minna, che presentatosi a sorpresa durante l’udienza, ha chiesto al giudice di revocare l’ordinanza con la quale chiamava un magistrato in qualità di teste, visto che avrebbe violato la facoltà di astensione della Guerra, oltre ad aver definito superflua la testimonianza.  Ma a far notizia non è tanto quest’irruzione, quanto il giudizio che il procuratore capo avrebbe dato alla vicenda Aldrovandi gestita dai media: quella di una “fogna mediatica”. Come detto prima, l’udienza si è svolta a porte chiuse, senza la presenza di giornalisti, e alle due parti del processo è toccato riportare quanto avvenuto.  Minna interrogato all’uscita dai giornalisti non conferma né smentisce quanto detto: “Sono responsabile di quanto detto, c’è un verbale d’udienza.”. E quando gli viene chiesto dell’esistenza di un possibile scontro tra procura e tribunale, risponde che si tratta di “una lettura sbagliata”, e di torvarsi nella Aula C del Tribunale di Ferrara, solo perché “esiste il diritto”. In ogni caso il gup ha poi respinto le richieste del procuratore capo, interrogando direttamente la Guerra per una decina di minuti, per poi aggiornare l’udienza al cinque marzo. L’interrogatorio però non ha portato a nessuna novità, la versione di Marino e della Piazzi, a quanto afferma il legale della difesa, sembrano coincidere. Uno dei legali della famiglia Aldrovandi, Riccardo Venturi, preferisce esprimersi soprattutto sulle dichiarazioni del procuratore Minna, “incomprensibile nei toni ed inutile, visto l’esito avuto.” Anche Patrizia Moretti, madre di Federico, ha risposto alle dichiarazioni del procuratore: “nella fogna mediatica mi ci metto anch’io.  Siamo grati all’informazione dei media che è riuscita a portare all’attenzione pubblica la morte di nostro figlio, che altrimenti probabilmente non sarebbe emerso”.