Acabnews Bologna

“Al fianco di Bartleby” [comunicati]

Dopo lo sgombero da via San Petronio Vecchio, il collettivo: “Il finale di Bartleby è ancora tutto da scrivere, quello che doveva distruggerci ci sta caricando”. Solidarietà da parte di numerose realtà, bolognesi e non.

23 Gennaio 2013 - 17:29

Dissotterriamo le asce di guerra

Poco tempo per comunicare tutto. Lo facciamo in fretta, con l’intenzione precisa di parlarci fra tanti, stasera, alle 19, in via Zamboni 38. 

Oggi il rettore Ivano Dionigi ha sgomberato e murato gli spazi di Bartleby, in via San Petronio Vecchio 30\a.

Ci siamo organizzati immediatamente, siamo entrati in rettorato con l’intenzione di sgomberarlo. Chiaramente il rettore non c’era: il grande monarca dell’Alma Mater si è dimostrato infatti così coraggioso che (dopo aver comunicato solo a mezzo stampa per due anni) ha deciso di scappare dalla città nel giorno dello sgombero. Come i veri monarca del medioevo, quando scappavano dalle loro fortezze assediate.

Siamo andati in corteo verso i nostri spazi, verso quella che è la casa di studenti, ricercatori, docenti, la casa di artisti, scrittori, musicisti, siamo andati verso i quegli spazi con l’intenzione di riprenderceli.

Ma il monarca aveva già allertato la sua Guardia Reale. La polizia e i carabinieri di Bologna hanno circondato e caricato per ben due volte il corteo, con la chiara intenzione di fare del male.

Questo è il messaggio: non bastano i muri, per zittire la voce di chi vive l’università e di chi vive la città, servono anche i manganelli.

Non importa: fieri di aver resistito a quelle cariche senza aver fatto un passo indietro, ci siamo ripresi l’università e da qui ci riorganizziamo. Stasera alle ore 19, assemblea in via Zamboni 38, aula 3.

Non la scamperà Dionigi e non la scamperà il PD, che ha il preciso intento di trasformare Bologna in una vetrina per turisti. Questo è il piano: chiudere ogni spazio a chi resiste collettivamente e si ribella, a chi cerca spazi di libertà e a chi crea innovazione. Chiediamo a tutti coloro che ci hanno appoggiato e che hanno rafforzato il nostro percorso, di partecipare. La risposta a queste istituzioni la costruiamo tutti insieme.

Quello che doveva distruggerci ci sta caricando: bell*, felici e incazzat* più che mai, dissotterriamo insieme le asce di guerra.

Il finale di Bartleby è ancora tutto da scrivere.

Ore 19 assemblea pubblica

Ore 21 Wu Ming

Ore 22 Voodoo Sound Club e (al piano terra) super jam tutta la notte

A seguire dj set

“Una rivoluzione senza un ballo è una rivoluzione che non vale la pena di fare”

Bartleby

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Questa mattina un imponente dispositivo poliziesco ha sgomberato lo spazio sociale Bartleby murandone l´ingresso. L´ennesimo atto di  chiusura ed attacco alle condizioni di vita di student* e precar* messo  in opera dall´università dell´austerità ha sottratto alla zona universitaria uno spazio di socialità e cultura autogestita e prodotta collettivamente. Un presidio convocato alle 12 con l´intenzione di entrare in rettorato si è trovato di fronte porte chiuse con inferriate.

Il corteo mossosi a quel punto si è diretto con determinazione verso lo spazio sgomberato trovandosi anche qui dinnanzi ad una chiusura formata da plotoni di celere. Nonostante le cariche della polizia la manifestazione non è arretrata di un passo, mostrando la rabbia e la
volontà di riprendere il prima possibile un nuovo Bartleby.

La giornata di oggi mostra come l´ideologia dell´individualismo meritocratico sia in realtà uno strumento agito da governi e rettori per gerarchizzare ed escludere esperienze individuali e collettive che dell´irrappresentabilità e del rifiuto della disciplina accademica fanno la loro ricchezza. Ideologia a cui non si sottraggono anche le amministrazioni locali, così prese dalla campagan elettorale, e come sempre marcanti una distanza siderale con i bisogni e i desideri di chi la città la vive.

Convinti che nessuno sgombero possa fermare la voglia di libertà che vive nei luoghi occupati ed autogestiti, saremo al fianco di Bartleby fino alla conquista di un nuovo spazio sociale.

Laboratorio Crash!
Collettivo Universitario Autonomo
Collettivo Autonomo Studentesco

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Al fianco di Bartleby

Invitiamo tutte e tutti a partecipare al presidio convocato da Bartleby in rettorato, a partire dalla 12, dopo lo sgombero subito questa mattina. Con Bartleby!

Vag61 – Spazio libero autogestito

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Lo sgombero di Bartleby dallo stabile di via S. Petronio vecchio avvenuto stamattina a Bologna rappresenta l’ennesima dimostrazione dell’incapacità di mettersi in gioco da parte di questa amministrazione di fronte all’apertura di spazi sociali. Crediamo che Bartleby rappresenti un bene collettivo da difendere per questa città, una delle eredità del movimento dell’Onda e delle esigenze che quella generazione reclamava e continua a reclamare. Il tentativo di dislocare progetti come questi a cinquanta minuti dal centro della città non può certo essere considerata una soluzione, rappresenta casomai la tendenza a chiudere spazi innovativi di ricchezza nella crisi.

Solidarietà a Bartleby e a tutte le esperienze di lotta che rendono viva questa città! Contro ogni sgombero!

Centro Sociale TPO

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Bartleby sgomberato.
Ancora peggio, Bartleby murato.

Murata quella porta dietro a cui da tre anni a questa parte si poteva assistere a centinaia e centinaia di eventi completamente gratuiti. Dietro quella porta c’era una risposta concreta alla “crisi”: diritto all’arte e alla cultura, condivisione, socialità vera, in nome delle idee e della volontà di costruire un’alternativa alla distruzione sistematica dei saperi a cui assistiamo in Italia (dalle scuole fino ai teatri d’opera: non si assiste ad altro che tagli, tagli e ancora tagli ai finanziamenti).

In questo frangente, però, Concordanze non può esprimere solidarietà.
Concordanze è parte di questo percorso, è l’ensemble in residence di Bartleby, in via San Petronio Vecchio abbiamo realizzato le nostre stagioni di musica classica. In quanto parte integrante di questo percorso Concordanze è direttamente toccata; non si può esprime solidarietà a se stessi…
Inoltre, Concordanze non può esprimere solidarietà perchè non è la solidarietà che serve: tutti gli artisti, i musicisti, i precari del mondo della cultura, tutti i giovani e gli studenti, ma anche e soprattutto i cittadini e le cittadine di Bologna devono interrogarsi sul significato di quei mattoni che chiudono le porte di Bartleby.

Non è il momento della solidarietà: è invece il momento di rispondere ad un progetto di desertificazione della vita culturale e sociale.
Ognuno si domandi se è questo il futuro che vuole per la propria città.
Si parla di grandi progetti, come l’Auditorium di Renzo Piano, il People Mover, il Piano Strategico Metropolitano viene discusso da politici e imprenditori, si decide come investire gran parte delle risorse di cui il Comune dispone. Tanti soldi da spendere e intanto una realtà come Bartleby che offriva alla città concerti, reading, dibattiti, mostre, presentazioni di libri, seminari TUTTI GRATUITI e APERTI a tutti e tutte, nonchè a COSTO ZERO, viene chiuso.
Chi offre cultura come vero e proprio diritto della persona non può esistere.

Ognuno lo sappia ed ognuno risponda a questo.
Lo stesso vale per il pubblico dei nostri concerti, che ora non può avere più dubbi: ascoltare musica classica gratuitamente, in maniera diversa e aperta è una cosa che non può essere tollerata.

Gli spazi per fare arte e cultura dal basso, per creare una socialità reale e in ultima istanza per sperimentare una società diversa si stanno assottigliando: lo sgombero non ne è l’unico esempio. La risposta alla crisi perenne non può venire dai cittadini stessi, non è permesso creare un’alternativa.
A tutti e noi è stata sbattuta in faccia una domanda chiara e semplice: è questa la Bologna, è questa la società che volete?
A noi la risposta…

Associazione Concordanze

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Con gli amici di Bartleby

In un paese dove chiunque si riempie la bocca con le parole “giovani e cultura” recepiamo con sommo sconcerto che le istituzioni locali, l’Università in primis che dovrebbe esserne la culla, abbiano deciso di murare l’unico luogo di cultura indipendente e libera del centro cittadino. Questo ci fa pensare che, una volta ancora, certe parole siano usate solo per buttare fumo negli occhi agli spettatori di uno spettacolo, tutto politico, che non vede nel proprio palinsesto alcuno spazio per la voce Cultura. In questo contesto l’assemblea aperta Cineasti Arcobaleno non può che essere vicina agli amici di Bartleby e condanna con forza l’azione di sgombero che si è svolta questa mattina da parte delle forze dell’ordine.

Cineasti Arcobaleno

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Esperienze come Bartleby sono preziose

Lo sgombero dei locali di Via San Petronio Vecchio, avvenuto ieri mattina con uno spropositato spiegamento di forze e di mezzi di pubblica sicurezza, non chiude certamente l’esperienza di Bartleby. Rappresenta tuttavia un fatto gravissimo che, per quanto atteso e preannunciato, ci lascia esterrefatti. Non possiamo che ribadire che l’esperienza di Bartleby è stata in questi anni straordinariamente importante per il mondo universitario e per la città di Bologna nel suo complesso. Seminari di auto-formazione, a cui abbiamo spesso partecipato come docenti e ricercatori precari, momenti di produzione culturale e artistica, iniziative di dibattito su temi di grande attualità aperti alla cittadinanza: questo, e molte altre cose, è stato Bartleby. In un momento in cui gli spazi per queste attività si riducono sempre di più, anche per via della crisi, soltanto la miopia dei vertici dell’ateneo ha impedito di cogliere il valore di quanto è stato prodotto nei locali di Via San Petronio Vecchio, oggi murati.
Nell’unica dichiarazione rilasciata ieri, il Rettore Dionigi ha sostenuto che da tempo gli studenti e le studentesse di Bartleby erano “abusivi”. A noi pare che “abusive” nell’Università stiano oggi sempre più diventando pratiche che ne hanno fatto la storia: la produzione di sapere critico, la partecipazione degli studenti ai processi formativi, la sperimentazione e l’innovazione tanto nella produzione quanto nella trasmissione e nella circolazione della conoscenza. In una situazione come questa, esperienze come quella di Bartleby, che non passano attraverso le vie ordinarie di bandi e assegnazioni istituzionali, risultano tanto più preziose e dovrebbero essere coltivate e valorizzate anziché “murate”. Chiediamo che l’Università si attivi immediatamente per garantire la continuità delle attività di Bartleby, individuando uno spazio realmente adeguato. Alle studentesse e agli studenti del collettivo Bartleby esprimiamo la nostra incondizionata solidarietà, nella certezza che saranno ancora molte le occasioni di collaborazione.

I Docenti Preoccupati


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Preferiamo di no

Una biblioteca murata. Ben più di una biblioteca, un luogo in cui la cultura e il confronto non sta solo sugli scaffali. Una zona universitaria blindata. Per accedere alle lezioni, alle aule studio e alle biblioteche gli studenti, i professori e i turisti oggi hanno dovuto sfilare in mezzo ad una doppia fila di camionette, macchine della polizia e dei carabinieri schierate in via Zamboni. Noi della Rete dei Ricercatori Precari di Bologna non restiamo indifferenti alla chiusura di uno dei nei nostri luoghi e scriviamo l’ennesimo comunicato per difendere la scelta di Bartleby di non arrendersi. I precari della didattica e della ricerca preferiscono di no. Preferiscono non lasciare la zona universitaria per rinchiudersi in un capannone di periferia. Lavoriamo per questo ateneo e abbiamo scelto il Bartleby come sede per le nostre assemblee perché condividiamo con loro un progetto culturale e perché è confortante dopo lunghe giornate di lavoro precario per l’Università di Bologna, ritrovarsi in uno spazio senza orari e senza “consumazione obbligatoria”. Perché per noi fa la differenza sapere che esiste ancora in città un luogo in cui possiamo progettare il nostro futuro senza svendere le nostre idee a un “partituncolo”, perché al Bartleby abbiamo eliminato ogni gerarchia per confrontarci con gli studenti sui temi di interesse comune e poi berci una birra ascoltando un reading o un concerto di buona musica. Ora quella porta di via S. Petronio Vecchio è chiusa con i mattoni, le forze dell’ordine in quella strada hanno rincorso e schiacciato i nostri compagni e le entrate delle nostre aule sono controllate da persone in divisa. Ci chiediamo di chi sia questa guerra e soprattutto contro chi sia. Se l’obiettivo è il Bartleby vuol dire che l’obiettivo siamo anche noi. Le forze dell’ordine sono venute a difendere l’Università dalle persone che la rendono viva e che la vorrebbero risvegliare. Che Bologna sta diventando questa?

Rete dei ricercatori precari Bologna

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Esprimiamo la nostra solidarietà alle compagne e ai compagni di Bartleby Bologna, per quello che sono, per la cultura che hanno prodotto, per quella che produrranno e per le lotte affrontate insieme.

Grazie a Comune e Università, Bologna da oggi ha uno spazio vuoto in più.

Siamo comunque convinti che l’esperienza sia più viva che mai, e siamo pronti a nuove iniziative insieme.

Per ora ci si vede in piazza…

Bibliotecari necessari

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Solidali e complici per abbattere i muri

All’alba uno spazio di e per tutt* è stato violato.

Hanno chiuso la bocca a Bartleby con cemento e mattoni,

ma non ci hanno impedito di urlare la nostra rabbia e la nostra solidarietà con tutt* gli/le occupanti.

In questo clima di repressione e di abusi non poteva mancare anche l’ennesimo sgombero.

Dopo le minacce a Xm24, il bando-truffa ad Atlantide anche i locali di San Petronio Vecchio sono finiti nel mirino del risanamento e della normalizzazione urbana.

Come Collettivo Femminista Mujeres Libres ci troverete sempre al fianco di chi lotta per liberare spazi di autodeterminazione, cultura dal basso e socialità esterna alle logiche di mercato,

e ci troverete sempre solidali e complici con Bartleby e con tutt* quell* che i muri li abbattono.

Mujeres Libres

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Noi, con Bartleby, preferiamo di no

Esprimiamo la nostra solidarietà alle compagne e ai compagni di Bartleby che ieri, 23 gennaio 2013, sono stati violentemente sgombrati dai locali che animavano da tempo in via San Petronio Vecchio a Bologna.

In questi ultimi anni Storie in Movimento / Zapruder ha collaborato con Bartleby in tante iniziative – B.I.R.R.A. Bagarre Internazionale Riviste Alternative, presentazioni di numeri di Zapruder e, più recentemente, il seminario per la costruzione di un futuro numero della rivista sul tema della violenza politica.

Esprimiamo inoltre preoccupazione per i materiali della Common Library rimasti murati all’interno della struttura. Tra questi materiali anche il Fondo Roversi, alla cui catalogazione abbiamo partecipato in questi ultimi mesi, un lavoro importante che questo sgombero pregiudica.

Uno sgombero che ci appare un ulteriore segnale della politica adottata in questa città da istituzioni locali, amministrazione comunale e Università contro gli spazi autonomi di espressione, di produzione e condivisione di saperi.

Noi, con Bartleby , preferiamo di no e siamo sicuri che non saranno pochi mattoni a fermarlo.

Storie in Movimento / Zapruder

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Bartleby è un bene comune. Difendiamolo, riprendiamolo!

Per noi, nodo bolognese della campagna Rivolta Il Debito, parlare di Bartleby è come parlare di un pezzo della nostra famiglia.

E quando un pezzo della famiglia è in difficoltà, viene subito da pensare che forse avresti dovuto e potuto fare di più per aiutarlo.

Probabilmente è vero, ma ora quello che dobbiamo e possiamo fare è stare al fianco, assieme, alle compagne ed ai compagni di Bartleby.

Aiutarl@ come possiamo, con la ns. solidarietà e complicità, a difendere e riprendere quello spazio comune.

Con Bartleby abbiamo condiviso pezzi di strada assieme e, crediamo e speriamo, ancora altri ne condivideremo.

Assieme a Bartleby abbiamo fatto le lotte per i Beni Comuni, ora vogliamo condividere questa battaglia per un altro bene comune.

Noi una scelta di campo l’abbiamo fatta. Noi stiamo con loro.

BARTLEBY SIAMO TUTT@!

NON FINISCE QUI

Rivolta il Debito Bologna

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Solidarietà con il Bartleby sgomberato

Contro un università che chiude gli spazi di autogestione esprimiamo solidarietà al Bartleby.
Per l’ennesima volta il rettore Dionigi ci dimostra come l’università/impresa, figlia della riforma Gelmini e del Processo di Bologna, abbia a cuore i propri studenti e la cultura libera e critica.

Murando la porta del Bartleby ed utilizzando le forze del disordine coi loro manganelli non hanno solo chiuso uno spazio ma hanno lanciato un messaggio preciso di ostilità verso chiunque voglia portare una politica di autogestione e di lotta all’interno della realtà universitaria e non, verso chiunque viene considerato scomodo e ingombrante al processo di mercificazione della cultura e alla creazione di studenti automi da dare in pasto ad un futuro precario.

Con questo sgombero il rettore si presta alla volontà del comune di Bologna di pacificare il centro storico cacciando tutte le realtà di conflitto e di socialità per creare un centro vetrina non più vissuto dagli studenti, ma mero spazio di mercificazione capitalista dell’esistente.

Riteniamo che la determinazione degli studenti per riappropriarsi degli spazi di agibilità all’interno dell’università debba essere forte e che a questo sgombero debba essere data una risposta pesante, come già è accaduto nella giornata di mercoledi, quando si è cercato di entrare nel rettorato e di forzare i cordoni di polizia per raggiungere nuovamente i locali di san Petronio Vecchio presidiati dalle forze dell’ordine.

Saremo a fianco di Bartleby e delle realtà autogestite sotto sgombero all’interno dell’università e della città contro chi ai nostri bisogni sa rispondere solo coi manganelli e con la repressione.

Insieme nella lotta, la solidarietà è la nostra arma!
Dissotterriamo le asce di guerra!

Collettivo Autorganizzato Agraria

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C’è chi costruisce muri e chi li vuole abbattere

Con le compagne e i compagni di Bartleby abbiamo condiviso il percorso degli Stati generali della precarietà, provando fino in fondo a dare voce alle lotte di precarie, operai, migranti e studenti contro lo sfruttamento e il razzismo istituzionale.

Per questo esprimiamo oggi la nostra piena solidarietà a Bartleby, per questo, insieme a Bartleby, ci opponiamo alle politiche degli spazi che, costruendo muri e murando porte, impediscono che essi siano occupati dalla politica di chi raccoglie la sfida di “organizzare l’inorganizzabile”.
Luoghi come Bartleby, Atlantide, o come Xm24, che da anni ci ospita e ci sostiene, offrono a donne e uomini, migranti e italiani, la possibilità di prendere parola e di organizzarsi contro i muri che quotidianamente li obbligano ad accettare le dure condizioni della crisi e dell’austerità.

C’è chi costruisce muri e c’è chi quei muri vuole abbatterli. Noi oggi non abbiamo dubbi su quali siano le giuste priorità: difendere lo spazio politico di Bartleby per creare le condizioni affinché precarie, operai, migranti e studenti possano continuare a prendere parola e lottare.

(s)connessioni precarie
Coordinamento Migranti Bologna e Provincia
Laboratorio On the Move

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Bartleby è ovunque, siamo tutt* Bartleby

L’hanno murata, la casa di Bartleby a Bologna, stamattina. E’ così che si tratta la produzione di ricchezza comune, di idee e cultura e libera socialità, sotto i governi democratici dell’austerità.

Volevano espellerla dalla città, quella casa, dalla pericolosa promiscuità con i flussi del sapere in conflitto nell’Università da cui Bartleby era spuntato, nato dall’Onda, dicendo ancora una volta quasi quattro anni fa “avrei preferenza di No”.

E anche stavolta ha detto così, Bartleby, come quando per più volte gli avevano violentemente chiuso la sua prima casa: “avrei preferenza di No”, resto in San Petronio, convenzione o non convenzione, non son un tipo convenzionale, ne converrete…

Ora che hanno messo su un muro al posto di una porta e un altro muro di divise e blindati intorno, Bartleby risponde con la sua persona plurale che più preoccupa il Potere: “Dissotterriamo le asce di guerra”.

Noi che con Bartleby abbiamo nel nostro piccolo condiviso moltissimo in questi anni, cose come la pretesa di indipendenza, la costruzione di autonomia, la libertà di tessere reti e immaginare la nostra comune esplosione di precarie e precari in uno sciopero inevitabilmente e sapientemente sociale che infine inizia a divampare nell’EuroMediterraneo, possiamo avere una sola risposta: Augh! Bartleby, fratello e sorella! Le nostre asce con le vostre e sarà terribile la risata che li seppellirà sotto le macerie dei loro muri!

Ogni giorno, ogni notte, con Bartleby che è dovunque perché è moltitudine.

Laboratorio Acrobax
All Reds
Alexis occupato

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L’area antagonista napoletana e il collettivo operatori sociali esprimono la loro solidarietà ai compagni del Bartleby, colpiti dalla repressione e sgombrati da uno spazio occupato ed autogestito, uno dei punti di riferimento delle esperienze di autogestione, lotta alla precarietà e produzione culturale della città di Bologna.

La resistenza dei compagni è l’ulteriore testimonianza di come la scure repressiva troverà sempre un’opposizione ferrea nel movimento e si infrangerà contro la moltiplicazione delle lotte e la solidarietà dei precari, dei proletari, di tutti coloro combattono questo sistema di sfruttamento e di oppressione.

Ogni sgombero sarà una barricata

Area antagonista napoletana
Collettivo operatorti sociali di Napoli

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Solidarietà dalle comunità ribelli napoletane a Bartleby !
Giù le mani dagli spazi sociali ! Dalla parte di chi occupa!

É di stamattina la notizia dello sgombero del laboratorio Bartelby di Bologna, purtroppo l’allarme lanciato dai suoi occupanti nelle scorse settimane ha trovato conferma.

Siamo davanti alla chiara dimostrazione di come i processi di governance siano totalmente insufficienti di fronte alle esperienze che nascono dal basso. La giunta di centro-sinistra e l’università della storica roccaforte del PD emiliano, non solo hanno provato a imbastire una finta trattativa concedendo come soluzione uno spazio che si trova a 6 km di distanza dal centro, dimostrando anche in questo caso una totale incapacità di lettura dei processi che avvengono sul proprio territorio; ma oggi sono passati all’arroganza delle forze dell’ordine e allo sgombero!

Un unico filo rosso lega il Comune di Bologna a quello di Napoli ed è quello della messa al margine delle realtà autorganizzate per fare il vuoto sociale al Centro della Città. Questa strategia dell’eliminazione è resa ancora piu evidente dalla svendita del patrimonio pubblico al fine di risanare debiti , che come al solito si tenta di far pagare a chi non ha contribuito a crearli.Una deriva palazzinara fatta in nome della crisi economica, portata avanti a costo di far morire nuove realtà culturali e artistiche che si stanno consolidando sul territorio all’interno di queste strutture, ignorando l’emergenza abitativa che si sta sempre piu’ aggravando in tutto il Paese.

Conosciamo bene le retoriche di apertura e dialogo, viviamo nella città in cui da due anni si urla alla rivoluzione arancione, ma abbiamo imparato a diffidare della controparte e siamo coscienti che le forze vive che animano l’occupazione di Bartleby troveranno nel più breve tempo possibile una nuova casa.

Quella di Bologna resta però una lezione buona per il resto del paese, per chi crede che il cambiamento debba venire dalle urne.

Per noi l’unica strada verso l’alternativa è quella dei movimenti dentro e fuori le università, delle occupazioni di case, delle esperienze di welfare dal basso e di posti come Bartleby che tutti i giorni dimostrano come le forze sociali siano in grado, in autonomia e indipendenza, di rendere comuni gli spazi sottratti dalla speculazione e dalla crisi.

Più complici che solidali!

GIÙ LE MANI DA BARTLEBY

Campagna Magnammece o Pesone
Zero81 occupato
Quartomondo
Bancarotta Bagnoli
Ex-Asilo Filangieri/La Balena
Aula Flex – Università L’Orientale
Aula Lp – Lettere Federico II
Coordinamento collettivi autonomi napoletani

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Solidarietà dalla Val di Susa

Due realtà in lotta, quella della valle di Susa e quella dei giovani bolognesi. Due lotte che si sono unite nel tempo e nella pratica, a Bologna con le tappe del no tav tour, le giornate nazionali no tav in ogni città e anche in valle di Susa con il continuo sostegno dei ragazzi che percorrono l’Italia verso il cantiere e la resistenza no tav. Due lotte, come molte altre che si intrecciano nelle necessità di un mondo in crisi, che si incontrano nella conoscenza, nel sostegno, nella ricerca di un futuro migliore in cui le persone non siano numeri ma donne e uomini liberi. Miliardi di euro sprecati in inutili e devastanti opere e in contemporanea le università che chiudono o peggio vengono usate come patrimonio immobiliare da svendere per fare cassa e ritornare a pagare le speculazioni delle grandi opere. Con chi lotta, con Bartleby che resiste!

Comitato di lotta popolare di Bussoleno Valsusa

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La storia di Bartleby è una storia che parla d’arte. Sicuramente per le moltitudinarie intelligenze che hanno creato di questo spazio urbano incolto una casa dei saperi, uno spazio in cui trovavano soddisfazione cultura, arte, musica, ricerca e pratica politica autonoma da quando studenti/esse, precari/e, ricercatori/trici ed artisti hanno deciso di uscire dal vuoto Bolognese, non delegare più all’alto la scelta e progettualità politica e dei saperi e costruire i propri sogni. Ma è stata arte anche per i tanti teatrini, finzioni e menzogne messe in scena dall’università reazionaria bolognese e dai soliti servi sbirri che da mesi paventavano e minacciavano di sgombero cercando di istituire un clima di terrore, come se davvero potessero spaventare qualcuno.

Questa mattina veloce ci giunge la notizia del suo sgombero, addirittura ne hanno murato la porta congelando quel mondo così com’era rimasto la notte prima, con tutti i materiali, progetti e sogni celati all’interno, intrappolati, senza alcuna vergogna da parte dei mandanti di quell’infame lavoro di muratura. Il rettore dell’Università di Bologna non può essere chiamato in altro modo: uno spazio, quello Universitario, che in teoria dovrebbe far nascere, coltivare, produrre e diffondere saperi, cultura ed arte, quando in realtà chi lo fa fuori dalla LORO CULTURA, della cultura privata od in affitto dell’inesistente Università pubblica, viene condannato come vandalo perché ruba all’abbandono, all’inutilità uno spazio che potrebbe avere altre funzioni, facinoroso perché si rifiuta di riconsegnarlo alle logiche privatistiche, sovversivo perché mette in discussione un intero sistema. Ci rivendichiamo tutti/e l’essere sovversivi. Il nostro rifiuto nell’accettare regole, istruzione e spazi calati dall’alto in funzione di addestrare a logiche liberticide non ci appartiene e non ci apparterrà mai, tutti i recinti saranno sempre sfondati e ad iniziare da quelli attorno le nostre menti. Dalla soddisfazione dei nostri desideri e sogni vogliamo continuare percorsi di riappropriazioni, occupazioni, sottrazioni, creazioni di mille altre Bartleby sovversive quanto un libro durante il regime nazista. Perché murare uno spazio culturale, sociale, artistico significa attaccare, distruggere la cultura ed i “Bücherverbrennungen” sembrano così vicini.

E che dire dell’amministrazione comunale… Inutile parlare del PD che nella loro pochezza hanno provato a convincere i ragazzi, i compagni di Bartleby, nell’abbandonare quel luogo all’interno della loro Bologna e di prendersi, magari ringraziando per la generosità, uno spazio a circa 6km dalla città! Verrebbe da rispondere loro “ma che c’abbiamo i pidocchi nel cervello?”. Poveri…

Esattamente in questi minuti i compagni di Bartleby si stanno ritrovando tutti/e all’Università di Bologna in occupazione e riorganizzazione urlando forte la loro rabbia attraverso il comunicato “dissotterriamo le nostre asce di guerra”. La polizia era già lì ad attenderli ed a proteggere ancora le logiche distruttive e privatistiche del Rettore, in linea con le più grandi politiche di austerity e privatizzazioni che comportano sacrifici e rinunce dall’istruzione alla sanità, dalla cultura ai nostri sogni. Quel muro in via San Petronio va abbattuto, come stupidi rettori ed amministrazioni comunali servilistiche. Noi siamo solidali con i compagni di Bartleby ma anche complici perché le loro pratiche sono le nostre, quelle di costruzione dal basso di una vita alternativa che parli di comune e che mette al centro la riappropriazione delle nostre esistenze attraverso la soddisfazione dei nostri desideri. E gli spazi di Autonomia non potranno mai morire perché i nostri sogni sono invincibili.

Villa Roth occupata

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Ma con ciò hanno solo dimostrato di avere paura. 10, 100, 1000 Bartleby sorgeranno ovunque.

Questa mattina, a Bologna, Bartleby è stato sgomberato con il solito dispiegamento di forze dell’ordine. Il fatto in sé non ci stupisce: come realtà precarie, use a intervenire in modo diretto sul terreno del conflitto sociale, non ci aspettavamo qualcosa di diverso in questo meschino Paese. Bartleby in questi anni ha fatto parte del nostro percorso, ha condiviso appuntamenti, sentimenti e relazioni, desideri, ha ospitato e si è fatto promotore di iniziative di resistenza e di offensiva sul terreno della moltitudine precaria.

Per cancellare tutto questo non è stato sufficiente un semplice sgombero. Sono stati costretti a erigere un muro, fisico e simbolico allo stesso tempo. Un muro che prova a dire che le plurime soggettività precarie non si devono autorganizzare, non devono produrre cultura “altra”, non devono diffondere il seme dell’insolvenza, non devono coltivare l’autonomia della lotta, non devono opporsi alla macelleria sociale delle politiche di austerity, non devono liberare sogni, bisogni e pretese nel nome di un reddito di base incondizionato e nella libertà del diritto di scelta del lavoro.

Ma con ciò hanno solo dimostrato di avere paura.
10, 100, 1000 Bartleby sorgeranno ovunque.

San Precario Milano
Piano Terra
NoExpo
Climate Camp
AMP Ambulatorio medico popolare
Foa Boccaccio 003 Monza
SOS Fornace
Zam
Casc
MilanoInMovimento
lambretta
Ambrosia
Lab.out
Rete Studenti Milano

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Bartleby Unchianed. La libertà si conquista

Faceva freddo l’ultima volta che siamo stat* nella nostra casa a Bartleby. Fuori la neve, dentro in tant* a scaldarci il cuore e il cervello.

Dista qualche ora di macchina dalla nostra quotidianità la casa di Bartleby, eppure è là: spazio di incontro e di condivisione di idee, saperi, progetti, lotte e passioni.

Oggi apprendiamo dello sgombero: sono finite le bugie del “dialogo” e gli sgherri sono venuti a murare la porta. Ma apprendiamo insieme alla rabbia, la gioiosa forza, la determinazione e la resistenza di chi preferisce di no!

Siamo insieme a voi compagn*.

Hanno provato a toglierci una casa: noi gli toglieremo tutto!

Nodo redazionale Uninomade Perugia

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Sgomberato Bartleby: A Milano avrete sempre qualcuno che vi sostiene, troverete sempre dei complici.

Nonostante sia stato sgomberato oggi, la mattina del 23 gennaio 2013, Bartleby resiste ed esiste anche nella forma liquida, multiforme e creativa della nebulosa di persone che hanno preso parte direttamente o indirettamente alla gestione dello spazio e al progetto.
Alcuni di noi, della Ex-cuem di Milano, hanno avuto il piacere di conoscere chi quel progetto lo sostiene e vi inietta di continuo linfa vitale. Insomma, facciamo parte anche noi di quella nebulosa.
La nebulosa ha una caratteristica fondamentale: è senza-forma e quindi indefinibile, non accerchiabile, non incatenabile. Ora, sta a noi sfruttare questa informalità, e ricompattarci dove e quando meno se lo aspettano.
Siamo convinti che lo sgombero di uno spazio sia nulla rispetto alla potenza delle relazioni strette al suo interno.
Disperdersi, farsi disperdere, per ritrovarsi. Per riscoprire ancora una volta la bellissima sensazione dell’essere insieme. Tutti noi vi auguriamo che la ritroviate quando rioccuperete.
Che la prossima occupazione sia ancora più bella, più grande, più partecipata, più radicale, più rivoluzionaria di quanto possiamo immaginare!

Libreria Ex Cuem

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Bartleby siamo tutt*! Here to stay!
Stamattina un altro spazio liberato è stato chiuso dall’ottusità e dalla violenza delle autorità cittadine. Questa volta si tratta di Bartlebly, a Bologna, regno del PD in gran rispolvero da campagna elettorale, e sede di una delle università più antiche del mondo. Un vero e proprio feudo che i governanti vogliono fortificato da omologazione, obbedienza e silenzio. Le voci dissonanti, i saperi indisciplinati, le musiche e le danze irriverenti che Bartlebly ha ospitato negli ultimi anni vengono così messe al bando dalla decadente casta bolognese, che erige vere e proprie mura cercando vanamente di censurare la ricchezza di esperienze e progetti autodeterminati e conflittuali.
Il susseguirsi di sgomberi, denunce, misure cautelari e violenze di piazza, svela la faccia arrogante di poteri sempre più spaventati dall’inesorabile moltiplicarsi di spazi politici e culturali incompatibili con la mercificazione e lo sfruttamento delle nostre vite. Ancora una volta ci troviamo a denunciare il criminale progetto di contenimento forzato, messo in campo dalle istituzioni politiche e giudiziarie di questo paese, di fronte all’eccedenza dei percorsi di riappropriazione e autonomia che produciamo nei luoghi che attraversiamo ogni giorno.
Avremmo preferito non leggere e scrivere comunicati di solidarietà per Bartebly: gli spazi sociali sono una ricchezza, e saremo presenti con i nostri corpi e la nostra complicità, là dove sarà necessario per difendere, riconquistare e riprodurre spazi di liberazione dalle norme e dal controllo imposti dall’austerità.
BARTEBLY CONTINUERA’ A VIVERE NONOSTANTE LA VOSTRA VIOLENZA!
HERE TO STAY!

Reality Shock
DiSC Dipartimento Saperi Critici
Unicommon Padova

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Rivendicare il pane ma anche le rose

Questa mattina un altro sgombero, un’altra azione repressiva nel cuore di quella che fu Bologna. Questa volta tocca al Bartleby.

Si susseguono ormai a cadenza mensile gli sgomberi in città. Se il 2012 si era chiuso con i due sequestri a danno di altrettante occupazioni abitative dell’Associazione Inquilini e Assegnatari, l’anno nuovo si presenta con la chiusura dei locali di Via San Petronio Vecchio, sede ormai storica del Bartleby che, dalla mobiltazione dell’Onda ad oggi, ha segnato un punto fondamentale di produzione culturale, di incontro trasversale per diverse realtà, di ritrovo per studenti e giovani precari, fuori dalle compatibilità ordinarie e al quale non vogliamo rinunciare.

L’amministrazione di questa città ha ormai da tempo gettato la maschera, ma se sul piano delle rivendicazioni sociali cerca oggi di temporeggiare lasciando intervenire direttamente la magistratura, non usa più mezze misure contro la presenza di spazi che rivendicano una progettualità fuori dagli schemi, un’idea altra di socialità proprio in piena crisi (non solo economica), proprio in pieno centro. Da qui lo specchietto per le allodole, la proposta di concordare una nuova convenzione assieme all’Unibo per un’area autogestita in piena periferia cittadina. Le ragazze e i ragazzi del Bartleby non sono cascati nel tranello, non hanno ceduto sapendo quanto l’attività da loro proposta sia legata al tessuto del centro cittadino, accanto alla zona universitaria. Posti di fronte alla chiusura di un tavolo di contrattazione evidentemente mai realmente aperto, questa mattina hanno trovato un muro di mattoni e calce fresca a chiudere il portone d’ingresso, come chiusi hanno trovato gli uffici del rettorato quando, assieme a un centinaio di persone, si sono recati a parlare con Dionigi. Chiuso da un plotone della celere era anche l’imbocco di Via San Petronio Vecchio al loro ritorno. Non poteva esserci più chiara constatazione dello scarto ormai prodottosi anche in questa città tra le aspettative dei giovani che vengono per aprirvi un capitolo importante delle loro vite e la realtà quotidiana in cui cercano di relegarli. Ringraziamo Bartleby per quanto ha dato finora, e per quanto siamo certi saprà darà ancora in futuro, e per averci mostrato questa mattina che la voglia di costruire progetti diversi è grande in città, la voglia di guadagnare terreno anche quando ci caricano addosso i manganelli, la voglia di aprire spazi di democrazia di fronte alla loro sistematica messa al bando, la voglia di rivendicare il pane ma anche le rose!

Rete dei Comunisti – Bologna

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Il Comitato No People Mover testimonia la massima solidarietà alle studentesse e agli studenti di Bartleby ed esprime la convinzione che l’esperienza del collettivo abbia costituito in questi anni un elemento di ricchezza importante per l’Università e per la città di Bologna nel suo insieme. Ora in via San Petronio Vecchio al posto della sede d’ingresso di Bartleby c’è un muro spesso e impenetrabile. Ma è davvero un muro oppure è una barriera difensiva, per impedire che i pericolosi virus della cultura e della partecipazione s’impadroniscano della città di Bologna? Questo muro rappresenta meglio di ogni parola e meglio di ogni dichiarazione pubblica il disperato bisogno del Sindaco Virginio Merola e del Rettore Ivano Dionigi di sentirsi al riparo dai propri cittadini e studenti. Il muro eretto ieri simboleggia a tutti gli effetti una resa definitiva rispetto alla possibilità che il dialogo e le parole abbiano un senso compiuto e possano cambiare in maniera incisiva la vita delle persone. Che da tempo fosse in atto un declino generalizzato delle istituzioni di questa città e di chi le rappresenta pro-tempore lo percepivamo in tanti.

Questo episodio non è che l’ultimo di una lunga sequenza: gli sgomberi di spazi sociali autogestiti si vanno susseguendo l’uno dopo l’altro in un piano chiaramente preordinato.

Mentre la crisi economica e sociale si fa ogni giorno più drammatica e stringente, Merola e Dionigi si baloccano con il Piano Strategico Metropolitano (del quale peraltro si sono da un po’ di tempo nuovamente perse le tracce), annunciando “sante alleanze” alle quali non seguono atti concreti.

In realtà anche a Bologna il progetto di smantellamento di tutto ciò che è pubblico, dalla sanità all’istruzione primaria e secondaria, dall’università alla cultura, procede inarrestabile sotto il segno delle politiche neoliberiste e in nome della sussidiarietà, eretta a nuovo feticcio ideologico.

Noi siamo e saremo sempre dalla parte di chi si batte per la diffusione di sapere critico e per la sperimentazione di soluzioni innovative nei campi della produzione, della trasmissione e della circolazione della conoscenza.

Comitato No People Mover

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Non si chiude la porta alla cultura… tanto meno si mura viva!
Libertà per Bartleby

La vicenda Bartleby (spazio di cultura autorganizzata nel cuore dell´Ateneo bolognese) attraversa una triste “puntata”. Quei mattoni posti all´entrata dello stabile allo scopo di impedire il rientro dei compagni rappresentano per l´ennesima volta quale sia l´idea di socialità e libera formazione del Comune, della Giunta e del Rettore. E´ dunque questa la risposta delle istituzioni nei confronti di chi vuole ridar vita alla cultura senza padroni che ha reso famosa Bologna?

La “sinistra” istituzionale non solo non ha saputo oggi impedire lo sgombero e i metodi violenti utilizzati dalle forze dell´ordine, al massimo nella figura dell´assessore Frascaroli ha proposto, favorendo l´acuirsi delle tensioni, di confinare in una zona industriale l´entusiasmo e l´originalità del collettivo Bartleby.

Come Partito della Rifondazione Comunista e come Giovani Comuniste-i sentiamo nostre le ragioni dei ragazzi di Bartleby, riteniamo che serva un deciso cambio di marcia nella gestione degli spazi pubblici e degli spazi restituiti alla socialità (e, quindi, alla comunità fatta anche di migliaia di studenti e studentesse), intesi come risorse e non come problemi di ordine pubblico.

Non si chiude la porta alla cultura…tanto meno si mura viva.

Partito della Rifondazione Comunista Bologna – Rivoluzione Civile
Giovani Comunisti-e Bologna

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Il problema degli spazi sociali e culturali autogestiti in questa città non può essere risolto sollevando dei muri.

Le vicende di questi ultimi giorni sono, purtroppo, solo l’ennesima dimostrazione di come sia quanto mai urgente costruire in città un progetto complessivo ed una visione strategica sugli spazi che producono socialità e cultura, in maniera indipendente e al di fuori dei circuiti istituzionali e commerciali.
Ciò è tanto più necessario in una città come Bologna, sede di una delle più prestigiose Università del paese (la più grande per numero di iscritti in rapporto alla popolazione residente), che negli anni passati ha fatto di luoghi di questo tipo un punto di forza e di attrazione di energie e risorse.
Pensiamo quindi che una dinamica di scontro non sia utile a nessuno e sia, anzi, controproducente.
L’annoso problema degli spazi sociali e culturali autogestiti in questa città non può essere risolto sollevando dei muri.

Flc Cgil