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Al 36 “biblioteca distrutta dall’intervento della celere” [audio]

Collettivi: “Ubertini e Coccia dimettetevi”. Biblioteca chiusa anche oggi. Il rettorato difende la scelta di aver chiamato la polizia. Il sindaco contro chi protesta per i tornelli. Diversi attestati di solidarietà agli studenti sgomberati e caricati.

10 Febbraio 2017 - 15:02

Ancora sbarrate le porte del 36 di via Zamboni. Dopo i gravi fatti di ieri che hanno visto la polizia irrompere e sgomberare una sala studio con scudi e manganelli, e gli scontri in zona universitaria, la biblioteca al centro della lotta di studenti e collettivi contro i tornelli continua a rimanere inaccessibile anche oggi. Confermato intanto il corteo convocato già ieri sera per oggi: appuntamento alle 16 in piazza Verdi.

Al momento da parte dell’università il rettore Francesco Ubertini rimane in silenzio. L’unico commento è arrivato dal prorettore vicario Mirko Degli Esposti, che ammette la responsabilità dell’Ateneo sull’irruzione dei manganelli in sala studio: “Se abbiamo chiamato noi la Polizia per sgomberare il 36? Sulle modalità effettive dell’intervento, hanno deciso le forze dell’ordine. Chiaramente, quando delle persone mascherate per la seconda volta sono entrate in una biblioteca dal grande patrimonio, e la hanno aperta dicendo che non sarebbero più usciti… per noi era necessario tutelare le persone e il patrimonio, il valore della biblioteca stessa”. Ancora il prorettore: “Abbiamo detto che era necessario per noi tutelare biblioteca e sicurezza, ieri ci siamo trovati con un edificio non in sicurezza aperto a tutti. Che effetto mi ha fatto la polizia in assetto antisommossa in una biblioteca? Tristissimo, brutto, è una sconfitta per tutti. Ma anche per il procuratore e per le forze dell’ordine è triste”. Quando riaprirà la biblioteca? “Non lo so dire ora”, ammette.

Chi invece si esprime approfonditamente sugli scontri di giovedì sera e la chiusura della biblioteca è il sindaco Virginio Merola, che accusa i collettivi e difende il rettorato: “Stiamo attenti: non cadiamo nella farsa, siamo di fronte a una protesta, violenta, che attacca la scelta di installare i tornelli all’ingresso di una biblioteca universitaria. Una scelta sacrosanta che non inficia in alcun modo il diritto allo studio e la possibilità di frequentare liberamente le strutture universitarie. Anzi”.

Lo stesso sindaco non perde occasione per ironizzare sugli studenti di via Zamboni citando Karl Marx (“La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”) e tirando in ballo il movimento del ’77: “Non vedo oggi, come accadde invece 40 anni fa, un movimento che, seppur tra errori e scelte estreme, cercava di affermare una alternativa all’esistente. Tentativo che si spezza per il ricorso alla violenza, a spese anche dell’ala creativa e libertaria”.

Intanto gli “Studenti e le studentesse del 36” chiedono le dimissioni del questore Ignazio Coccia e anche del rettore Ubertini, “perché colpevole e responsabile di aver voluto più volte che la celere intervenisse contro le istanze studentesche”. E sono ancora gli studenti a promettere: “Dalla zona universitaria non ce ne andremo mai. Aggredire studenti e studentesse che studiano è scellerato, e adesso – come per tutto il pomeriggio (di ieri, ndr) – è tempo del contrattacco! Chi è privo di tutto, di diritti e garanzie, è disposto a dare battaglia fino alla fine pur di prendersi e tenersi tutto ciò che da una vita gli è negato”.  

Il Cua, intanto, segnala di aver pubblicato su Facebook un video che “testimonia la violenza con la quale le forze dell’ordine si sono accanite ieri sugli studenti dentro la biblioteca. In decine contro uno, tra pugni e manganelli, a testimonianza della modalità inaccettabile di gestione del dissenso, per giunta in uno spazio libero e aperto come dovrebbe essere una biblioteca”. Il collettivo ha anche dato disponibilità a risistemare gli spazi della biblioteca “distrutta dall’intervento della celere”. LuBo, con una dichiarazione pubblicamente condivisa da Tpo e Làbas, scrive: “Non sappiamo dopo questo atto di forza cos’altro potrà succedere. Noi non ci fermeremo, e come prima cosa ci sentiamo di chiedere le dimissioni immediate del rettore Ubertini che ha contribuito alla creazione di una delle pagine più brutte della storia dell’università di Bologna”. Dal collettivo Hobo: “Sono state la violenza e l’arroganza del potere, in specie quella del destrorso rettore-banchiere Ubertini, ad essere esagerate, non la risposta degli studenti e delle studentesse. Perciò chiediamo al banchiere Ubertini quanti soldi ha investito in questa meravigliosa operazione di polizia?. Ubertini deve fare l’unica cosa possibile: dimettersi. Oppure lo cacciamo noi!”. Anche dalla Campagna Noi restiamo arriva un comunicato che rilanciando il corteo previsto nel pomeriggio, a proposito dello sgombero della biblioteca racconta: “La celere che entra nella biblioteca a manganelli spianati e sgombera con la violenza chi stava studiando, per poi caricare selvaggiamente e a più riprese gli studenti al di fuori della biblioteca e nell’adiacente piazza Verdi, evoca inquietanti scenari repressivi, sempre più tristemente all’ordine del giorno non solo in questa città”.

La solidarietà a quanti ieri si sono battuti per la riapertura dell’università e contro la violenza della polizia arriva anche dagli autogestiti cella città. Vag61, evocando uno scenario da “Cile anni ’70”, scrive: “È inaudita l’irruzione della celere dentro una biblioteca pubblica, sono inaccettabili le violenze contro studenti e studentesse che avevano deciso di riaprire quello spazio, chiuso in precedenza per decisione dell’Università, sono intollerabili i caroselli e la caccia all’uomo per le vie della zona universitaria”. Anche Xm24, di recente messo sotto sgombero dal Comune, vede nei recenti fatti una “ennesima conferma che oramai non esiste più alcuno spazio di mediazione politica, ormai definitivamente cancellato dai quattro poteri che governano la città: sindaco, rettore, questore e procuratore. Solo colpevoli silenzi, violenza e repressione”.

Dall’Usb: “È davvero una violenza assurda quella che ieri sera si è scatenata sugli studenti universitari di Bologna quando, durante la riapertura della biblioteca di Via Zamboni 36, la polizia in assetto antisommossa è penetrata nell’Ateneo effettuando già all’interno delle cariche per sgomberare la biblioteca. L’Unione sindacale di base esprime la massima solidarietà agli studenti in lotta contro un dispositivo di controllo sociale come tornelli e badge che il Rettore voleva imporre agitando la solita propaganda del terrorismo e della presunta insicurezza sociale del luogo”.

Gli studenti, intanto, oggi hanno preso parola non solo con comunicati e dichiarazioni sui social network, ma anche con una conferenza stampa convocata in zona universitaria. “Non accettiamo in nessun modo che l’Universitaà chiuda il 36. Se rimettono i tornelli? Ricominceremo daccapo, non tolleriamo in alcun modo una Università chiusa e barricata in se stessa”, è il messaggio che arriva dalla conferenza stampa. E ancora: “Abbiamo dalla nostra parte la forza di centinaia e centinaia di studenti. Faremo vedere i numeri e la forza e la legittimità di questa lotta. Se ci saranno altri scontri? Tutto quello che accade è in base a cosa decideranno il questore e le istituzioni di questa città”.

> Ascolta l’intervento di uno studente dalla conferenza stampa: