Opinioni

Culture / Agli angeli ribelli: un reading di Stefano Tassinari

Dedicato a Francesco Lorusso e ad “un passato ancora recente, una ferita non ancora risanata”.

14 Febbraio 2011 - 22:48

Si è conclusa domenica la tre giorni di scena presso il teatro ITC di San Lazzaro (in provincia di Bologna) di “Agli angeli ribelli”, il reading letterario dedicato alla memoria di Francesco Lorusso, di e con Stefano Tassinari, accompagnato dalle musiche da skiantos di Fabio “Dandy Bestia” Testoni – chitarre – Massimo “Max Magnus” Magnani  – basso elettrico – Gianni Battilana – percussioni – e con le immagini di archivio curate da Luca Gavagna.

Un passato ancora recente, una ferita non ancora risanata, che reclama un necessario e doloroso lavoro di ricostruzione e condivisione della memoria di quegli anni.

E’ l’11 marzo deleallora 1977 a Bologna. In via Mascarella, nel corso di una manifestazione studentesca un carabiniere spara e uccide lo studente Francesco Lorusso, giovane militante di “Lotta continua”.

Da quel momento, e per quasi sei giorni, Bologna diventerà il centro di una durissima guerriglia tra i movimenti studenteschi e le forze dell’ordine, con violenti scontri di piazza e l’uso contro gli studenti dei carrarmati M113, una presenza che farà storia e rimarrà cucita nei nostri occhi di manifestanti per anni, come un monito a non dimenticare.

Da quel momento, per molti anni a seguire, Bologna – già attraversata dalle forze di un movimento incredibilmente libero dalle briglie ideologiche del ’68 – si fa nido di quello che è stato definito l’ultimo grande movimento politico del secolo scorso, “il movimento del ’77”, ondata di energia creatrice e distruttiva, che condurrà alla spaccatura definitiva con il PCI.

Al grido di “Pci meno ti vediamo meglio stiamo”, come diceva uno striscione in piazza Verdi, i ragazzi del ’77 costruirono il loro mondo ideale, dove l’autoriduzione veniva praticata non solo per le bollette della famiglia, ma anche per i biglietti dei concerti e del cinema, per i libri e il teatro, e dove violenza, passione, libertà e creatività sembravano nutrirsi delle stesse energie. L’immaginazione al potere, questo avevano creduto e per un attimo sembrò davvero possibile. L’immaginazione come forza da opporre a coloro che “avevano smesso di inseguire qualsiasi cosa che fosse in movimento, che diventarono adulti”, o forse, all’improvviso, solo un po’ dinosauri. Il movimento del ’77 ci ha insegnato che la cultura è arma di battaglia, al pari di scioperi, slogan, cordoni e lotta: “alle bistecche preferiamo i sacrifici, siamo artisti mangiamo le vernici!”.

Nello spettacolo Tassinari mostra immagini d’archivio raccolte e montate da Luca Gavagna, che ritraggono una Bologna vitale, le mura dell’Accademia di Belle Arti segnate e attraversate dallo splendido graffito del Treno dei Disoccupati, le piazze gremite, quei tanti “domani vestiti di jeans” a cui è stato interrotto il domani, con la morte, con la galera, con l’eroina, con l’eliminazione fisica e ideale. A cui è stato impedito di vivere il movimento come attività partime dell’esistenza, e imparare a esprimere la passione in altre, molteplici forme.

E’ la nostalgia ad attraversare la narrazione di Stefano Tassinari, che intreccia il suo saluto a Francesco attraverso una sorta di lettera a lui indirizzata e alla sua memoria. Il racconto di una generazione che ha creduto di poter afferare un sogno e si è ritrovata senza nulla in cui credere. Tassinariflette sulle passioni individuali e collettive di una generazione che è anche la sua, e mette a confronto – in modo realistico e piuttosto amaro – quell’epoca storica con quella che stiamo vivendo. Per farlo mischia motivazioni politiche e aspirazioni culturali, senso di appartenenza e senso militante del dovere, amore per la musica e amore per la vita, generosità e disincanto.

“Chissà come sarebbe stato il mondo se l’avessero lasciato costruire a noi”, dice Stefano e subito dopo si rivolge a noi, i giovani di oggi: “Li guardo un po’ in disparte alle manifestazioni, per non rischiare che qualcuno di loro ci scambi per vecchi sbirri in borghese. E quando li vediamo in mille possiamo solo commuoverci, anche se temiamo che dove non siamo riusciti noi forse non riusciranno nemmeno loro”.

La nostalgia non è un sentimento negativo, perchè illumina gli errori, guarda al passato con rispetto per i sentimenti che lo conducevano, dà importanza e senso a ciò che si è fatto e sconfigge il rimpianto. La nostalgia indica che qualcosa ci manca, perchè era bella e ci faceva sentire vivi, forti, immortali. Ribelli e angeli, come Francesco.

“I giovani di adesso non cavalcano i sogni”, preferendo alla coerenza di un lungo cammino verso il nulla le piccole conquiste. Noi – che “marciamo assieme e ci scambiamo le esistenze, in modo che nessuno possa rimanere da solo” – ai grandi eroi preferiamo i guerriglieri, alle battaglie le guerriglie, alle ideologie l’immaginario, alla forza le strategie.

Chissà come sarebbe il mondo se lo lasciassero costruire a noi.