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Affitto in regola, famiglia per strada:
lo sfratto assurdo di Imola

La casa se l’è presa la banca, dopo le difficoltà con il mutuo dell’ex proprietario: cacciata dall’appartamento una coppia con tre bambini. A Bologna altro sgombero sul Lungoreno. Ancora ritardi nei cantieri di via Gandusio.

10 Marzo 2018 - 18:45

Uno sfratto “assurdo”: per lo Sportello Antisfratto di Imola non c’è altro modo per definire la situazione in cui si sono ritrovati Said e Hakima, con cittadinanza mista marocchina e italiana e con tre figli di 7, 6 e 1 anno, che da oltre dieci anni vivono a Imola e che alcuni giorni fa sono stati cacciati di casa. Racconta lo Sportello Antisfratto che “non si tratta di uno sfratto per morosità: Said, che lavora in Italia da oltre 20 anni, è stato sempre in regola col pagamento dell’affitto; ma l’ex proprietario non riusciva a pagare il mutuo che aveva presso una banca, la quale ha proceduto al pignoramento e alla vendita, indifferente al fatto che la famiglia si trovasse ancora dentro l’alloggio. Nel giro di un mese dalla vendita della casa, approfittando dell’assenza della famiglia, l’avvocato della banca, senza far pervenire alcun preavviso, si è presentato con fabbro e forza pubblica, interdicendo l’accesso all’abitazione. La famiglia è stata sbattuta sulla strada, privata nell’immediato di tutti i beni, nonostante la proposta rivolta alla banca di trasferire l’intestazione del contratto di affitto: la banca, con la sensibilità umana che contraddistingue gli istituti di credito, è stata irremovibile”. Il giorno successivo “ci siamo rivolti ai servizi sociali, che hanno rinnovato le due proposte fatte a Said e Hakima anche in precedenza. La prima, quella di un aiuto economico per trovare un nuovo affitto (caparra etc.), non è stata una soluzione percorribile perché la famiglia, nonostante non abbia problemi economici a sostenere un affitto, non è riuscita a trovare in questi mesi chi offrisse un affitto a una famiglia con 3 figli, un solo lavoro anche se stabile, e un accento straniero. La seconda proposta – il parcheggio in una struttura per Hakima e i figli (probabilmente una stanza d’albergo in quattro, senza spazio per giocare e studiare), al costo di 300 euro a carico della famiglia e altrettanti a carico dei servizi, lasciando il padre per strada con spese ulteriori – è stata rifiutata dalla famiglia stessa per non separare il padre dalla moglie e dai figli piccoli. La famiglia si trova ora in una situazione di urgenza estrema, intollerabile oltretutto per bambini così piccoli”.

Continua lo Sportello Antisfratto: “Nella vicenda ha avuto un ruolo anche la riforma del Codice di procedura civile (Decreto-legge del 3 maggio 2016, n.59) che, con lo snellimento di una serie di procedure, fra cui quella di rilascio degli immobili, ha abolito una serie di fondamentali garanzie che tutelavano gli inquilini: con l’intento di sbloccare situazioni incancrenite che danneggiano l’economia nazionale, ha in realtà inasprito e moltiplicato situazioni di sofferenza che si traducono in problemi e spese ulteriori per gli enti locali. Ai servizi sociali e all’amministrazione comunale di Imola chiediamo di: 1. smettere di proporre pseudo-soluzioni: la divisione del nucleo familiare non fa altro che aggravare la situazione, con costi considerevoli sia per la famiglia che per i contribuenti. È uno sperpero di denaro pubblico che non giova alla collettività e non garantisce stabilità; 2. attivare al più presto una trattativa con l’Acer per dare la possibilità alla famiglia di Said e Hakima di affittare uno degli alloggi a canone calmierato in via Giovanni X, vuoti da più di 5 anni”.

A Bologna, intanto, ieri si è registrato l’ennesimo sgombero sul Lungoreno, nella zona di via Agucchi: l’intervento della Polizia municipale ha portato all’abbattimento di otto baracche e alla denuncia quattro persone di nazionalità rumena. Nei giorni precedenti, un altro sgombero era stato effettuato a Calderara di Reno: i Carabineiri hanno allontanato da un capannone e denunciato sette rumeni.

Si segnala infine un aggiornamento sui lavori per la ristrutturazione dei palazzi Acer di via Gandusio. “Siamo nei tempi”, afferma il presidente di Acer, Alessandro Alberani, spiegando che i primi 80 nuclei “dovrebbero entrare entro giugno”, nei civici 6 e 8. Peccato che lo stesso Alberani, in realtà, in precedenza avesse dichiarato che le prime 60-70 sarebbero entrate in casa già alla fine del 2017.