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Abitanti di San Ruffillo sotto sfratto occupano l’Acer

Rinviate le esecuzioni di stamattina, ma il problema resta insoluto. Le testimonianze di due inquiline: “Ci vogliono buttare fuori, ma non abbiamo alternative”.

05 Febbraio 2015 - 18:21

Occupazione Acer (foto Hobo)Stamattina è stato sventato lo sfratto di diversi appartamenti abbandonati dall’Acer e autorecuperati in via Abba, a San Ruffillo. Inquilini e attivisti di Idra, Làbas e comitati via Gandusio hanno promosso una partecipata “colazione antisfratto”.

Successivamente, come riportato in una nota diffusa da Hobo, una quarantina di persone “hanno occupato gli uffici dell’Acer in Piazza della Resistenza 4. Da giorni va infatti avanti la resistenza degli abitanti del complesso delle case popolari denominato ‘Il villaggio’ contro la minaccia di sfratto, che lascerebbe per strada varie famiglie e bambini. Dall’interno degli uffici dell’Acer, due membri delle famiglie sotto sfratto hanno ottenuto un incontro immediato per una giusta soluzione”.

“Restiamo qua finché non ci sarà trattativa!”, fa sapere Idra su twitter.

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> Le testimonianze di due inquiline di via Abba, inviateci da Hobo:

Appartamenti autorecuperati San Ruffillo (foto fb Idra)– Inquilina 1:

Abbiamo aperto la casa nell’estate del 2012, prima stavamo in quella di mia madre ma eravamo in troppi: una situazione di sovraffollamento, in dieci non si può certo stare in un alloggio così piccolo. Adesso in quest’appartamento siamo in quattro: io, il mio compagno e i due bambini, uno di dieci anni e l’altro di quattro. Mi ero iscritta alle liste per l’assegnazione delle case popolari cinque anni fa quando ero incinta, dopo la nascita del bimbo ho portato i documenti ma all’ufficio mi hanno abbassato i punti invece che aumentarmeli! Quando sono entrata in questa casa ero già in attesa da oltre un anno, adesso dovrei invece ricominciare tutto da capo. Sapevo che quest’appartamento era già vuoto da due anni, così siamo entrati per abitarlo. Siamo allora andati in comune e ho preso la residenza, poi abbiamo informato i vigili della nostra presenza. Nonostante non si sia presentato nessuno di persona, sono iniziate ad arrivare dall’ACER notifiche di sfratto e richieste mensili di pagamento dell’affitto. Insomma, ci chiedono 740 euro al mese (inizialmente 900) ma ci dicono che tanto questa casa la dovremo lasciare. Noi, in base alle nostre possibilità, saremmo anche disposti a pagare un affitto ma la casa ce la devono lasciare; alle condizioni di ACER non è giusto pagare l’affitto. Da quando stiamo qui io ho trovato lavoro solo per sei mesi, ora sono disoccupata. Pago le bollette della luce perché siamo riusciti a intestarcela, il resto no perché non ce l’ho, non ci permettono di allacciarci alle altre utenze.

Io abito qui da quando ho dodici anni, adesso ne ho trenta e andare via da questo quartiere mi dispiacerebbe e sarebbe problematico per tante ragioni: qui c’è tutto, l’asilo e la scuola dei bambini e vorrei comunque anche continuare a stare vicino a mia madre. Lei adesso in casa ha la sorella quindi, anche volendo, non ha la possibilità prenderci in casa perché, come dicevo prima, non c’è posto. Molti dei vicini nel palazzo mi conoscono da sempre, sono a conoscenza della nostra situazione e sono solidali. Le notifiche di sfratto le abbiamo sempre ignorate finché, l’altro ieri mattina, son venuti tre vigili in borghese più l’assegnatore delle case ACER dicendoci che dobbiamo andare via, altrimenti verranno loro a tirarci fuori tutti. L’ACER non mi ha mai proposto una soluzione di compromesso. Ho chiesto anche agli assistenti sociali se ci fosse un percorso per ottenere un alloggio visto anche che ci sono due bimbi ma niente…nemmeno una borsa lavoro, niente di niente. A queste condizioni l’unica soluzione è arrangiarsi.

– Inquilina 2:

Ci trovavamo in una brutta situazione e avevamo deciso di entrare in una casa vuota: abbiamo sfondato la porta e praticamente siamo rimasti due giorni così, senza niente, senza gas e senza luce. Dopo due giorni ci siamo recati al Comune, dove abbiamo chiesto e ottenuto la residenza. Poi abbiamo chiamato Hera ed Enel che ci hanno attaccato gas e luce, tutto a norma. Subito dopo essere entrati nell’alloggio è venuto un incaricato dell’ACER con i carabinieri per sbatterci fuori, voleva che ce ne andassimo e quando gli abbiamo detto che non era nostra intenzione farlo loro hanno iniziato a provocare mio marito e a minacciarci, dicendo che se non ce ne fossimo andati ci avrebbero tolto il bambino. Poi sono andati via e dopo quindici giorni ci è arrivata una carta, un foglio, in cui si ribadiva che ce ne dovevamo andare via, ma noi non siamo usciti perché non sapevamo dove andare ed eravamo in due più la pancia, io ero incinta. Nonostante fosse chiaro che non volessero metterci in regola io ho iniziato a pagare 50 euro al mese: non volevo stare con le mani in mano anzi, volevo far vedere la mia buona volontà.

Dopo un anno e mezzo di versamenti mensili è arrivato un bollettino di 9000 e passa euro e quando mi sono recata all’ACER per chiedere spiegazioni mi hanno detto che quelli erano i costi arretrati che dovevamo pagare; gli abbiamo fatto presente che non avevamo i mezzi per coprire quella cifra e l’impiegato ci ha risposto che quelli non erano fatti loro, erano solo problemi nostri. Dopo un po’ da quel bollettino, mese per mese, sono cominciate ad arrivare richieste di affitto tra i 700 e i 900 euro; il punto non è che non le volessi pagare ma che non sapevo proprio come pagarle… ed è andata avanti così. Passati due anni è arrivato un foglio dell’assistente sociale, noi ci siamo presentati in comune, abbiamo chiesto come potesse essere risolta la situazione e, per l’ennesima volta, tutto quello che sono riusciti a dirci è stato che ce ne dovevamo andare. Noi gli abbiamo spiegato che non riuscivamo a lasciare la casa perché non avevamo nessuna alternativa..stavamo chiedendo aiuto e l’assistente sociale ci ha risposto che ogni giorno si presentavano tante famiglie disastrate ma che loro non potevano farci nulla. Poi ha voluto sapere se, nel caso in cui ci avessero buttato fuori, avessimo avuto un posto in cui lasciare i bambini e noi, per paura che potessero portarceli via, abbiamo detto di sì, ma non era vero.

Due giorni fa sono arrivati quelli dell’ACER dicendo che ce ne dovevamo andare via. Il responsabile mi ha guardato e mi ha detto “prendi il passeggino e vai fuori”, io gli ho risposto che non sapevamo dove andare e lui allora ha aggiunto “facciamo così, noi vi diamo tre giorni di tempo, entro tre giorni ve ne dovete andare sennò vi sbattiamo fuori noi”. Così ha detto, testuali parole. Non mi ha lasciato nessun foglio, ha suonato al campanello e ha detto che ce ne dovevamo andare, una minaccia.. ecco, questa è la nostra storia.