L’ordinanza: le immobiliari provvedano alla bonifica. Intanto agli ex operai dello stabilimento non sono mai arrivati gli incentivi promessi.
Amianto, topi, zanzare tigre, rifiuti di vario tipo. E’ quanto hanno (finalmente) riscontrato Comune e Ausl nell’area dove sorgevano le storiche officine. Per questo Palazzo d’Accursio, con una apposita ordinanza, ha ordinato alle società immobiliari Socofima e Pilar, proprietarie dell’area, di provvedere alla rimozione del materiale e a “intervenire entro sette giorni con un piano di lotta nei confronti delle popolazioni di animali nocivi e molesti da effettuarsi per una durata di sei mesi da parte di ditta specializzata in derattizzazione”, nonché a “eseguire la verifica della presenza di cemento amianto negli immobili” entro 15 giorni e entro 45 “eseguire la rimozione delle coperture”.
E’ dalla chiusura dello stabilimento, nel 2008, che ex operai e altri soggetti denunciano le condizioni di grave degrado e la presenza di amianto. E, a proposito dei lavoratori, non ha mai trovato soluzione la vertenza che li riguarda. Quando Socofina acquistò l’area, con l’intento di realizzare costruzioni residenziali, verde pubblico e parcheggi, ai 59 operai vengono promessi incentivi economici dai 18.000 ai 28.000 euro. Tuttavia l’erogazione è legata all’approvazione definitiva del Piano urbanistico attuativo (Pua), che oggi appare in stallo: Socofina vorrebbe dividere in tre rate le necessarie fideiussioni bancarie mentre il Comune chiede che questo avvenga in un’unica soluzione come da accordi. Frattanto, tutti i lavoratori hanno esaurito gli ammortizzatori sociali.