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A Imola “un’altra famiglia per strada”

Un nucleo in graduatoria Erp è stato sfrattato ieri: inutile la proposta di un accordo rivolta alla proprietà, poi tende davanti al Comune. Sportello antisfratto: “Ancora una volta il profitto prevale sulle persone”.

08 Maggio 2018 - 16:21

“La famiglia di Brahim è una delle troppe che – a causa della crisi economica e del lavoro precario – non sono riuscite a pagare l’affitto e sono state sfrattate. Almeno per loro però la casa popolare rappresenta una soluzione plausibile. Sono infatti alti in graduatoria per l’assegnazione e tra poco potranno probabilmente sistemarsi (a meno che non si cambino le carte in tavola ancora una volta). Come Sportello per il diritto alla casa abbiamo partecipato ai picchetti per rinviare lo sfratto e abbiamo proposto un accordo con la proprietà Unicoop (nota cooperativa imolese). La proposta era semplicemente più conveniente per tutti. Sospendere la procedura di sfratto in cambio del pagamento del canone d’affitto fino all’assegnazione. La famiglia non sarebbe rimasta per strada in questi mesi, i servizi sociali non si sarebbero dovuti fare carico di spese per moglie e minori (separando il nucleo familiare e sperperando soldi pubblici) e Unicoop avrebbe incassato qualche cosa. Ma a quanto pare la questione per la cooperativa è di principio. La proposta di mediazione è stata assolutamente respinta. Alcuni rappresentanti della coop hanno anche preferito consigliare alla famiglia di Brahim di ‘tornarsene a casa loro, nel loro paese’ aggiungendo che ‘avrebbero dovuto pensarci prima’. Si sa, la retorica è che la povertà è una colpa e una responsabilità personale e non un problema strutturale, sociale, collettivo”. A raccontare la vicenda è lo Sportello antisfratto di Imola.

Ieri “la famiglia è stata sfrattata, durante ore di trattativa abbiamo tentato di resistere a quest’inutile ingiustizia. La soluzione dei servizi sociali è stata la solita: separazione del nucleo famigliare o un biglietto solo andata per il Marocco, tanto per incrementare la logica razzista sempre più in voga di questi tempi. E quindi semplice: tutt* in mezzo alla strada; questo grazie in particolare alla Cooperativa che ha rifiutato qualunque compromesso. Singolare poi il fatto che l’avvocato di Unicoop, militante dei Giuristi per la vita (associazione antiabortista) abbia voluto utilizzare toni decisamente minacciosi senza farsi remore a sfrattare una famiglia (istituzione sociale che tanto ha voluto difendere nella sua attività politica quando risultava conveniente farlo contro i diritti umani di autodeterminazione di tutt*). Ci chiediamo se un comportamento di questo tipo possa essere ritenuto giusto da una cooperativa che si presenta con determinati ‘valori sociali’: sul loro sito si legge ‘l’importanza della casa trascende per Unicoop Imola il concetto di individuo e si estende alla società civile’. Questo rifiuto di mediare e accettare soluzioni non ci sembra indice dello spirito ‘mutualistico’ con cui la cooperativa si descrive o, più probabilmente, fa semplicemente marketing. A noi sembra che qua il solo obbiettivo sia, ancora una volta, il profitto e non le persone e la collettività. Enorme il vuoto che lasciano le istituzioni che per scelta politica decidono chi è meritevole di aiuto e chi invece no. Il diritto alla casa è di tutte e tutti. Su questo non faremo passi indietro: complici e solidali con chi resiste e lotta per il diritto all’abitare!”.

Dopo il “muro” imposto da Unicoop, poi, lo Sportello racconta di aver “accompagnato la famiglia ai servizi sociali, dove ci si è trovati di fronte ad un altro muro, ben più grave del primo, dovuto al rifiuto dei servizi di proporre soluzioni anche solo temporanee per madre, padre e due figlie minori. È inaccettabile che le istituzioni non si occupino di tutelare un’intera famiglia appena sfrattata e destinata a finire per strada. Per questo nel pomeriggio di lunedì 7 maggio lo Sportello, insieme alla famiglia sfrattata e a numerosi/e solidali, ha presidiato l’ingresso del Comune con delle tende, per chiedere se era forse quella la soluzione vergognosa con cui ci si doveva arrangiare. La mobilitazione, che si è protratta fino a sera grazie alla determinazione e alla partecipazione di tante persone accorse, ha portato all’ottenimento, per la notte appena passata, che la famiglia potesse dormire insieme in un albergo e alla promessa di un incontro con la commissaria prefettizia per la giornata di oggi. Grazie alla solidarietà si è ottenuto che, almeno per questa notte, le istituzioni non abbiano abbandonato una famiglia in difficoltà per strada e soprattutto che la soluzione non può essere quella di dividere il nucleo famigliare, separando il padre dalla madre e dai figli, come spesso è accaduto in passato. Lo Sportello Antisfratto Imola continuerà, a partire dall’incontro previsto per oggi, a chiedere il pieno rispetto di questi due punti fondamentali, finché la famiglia non ottenga la prevista assegnazione di una casa popolare. Ovviamente non si tratta di una singola battaglia per questa famiglia, ma di una rivendicazione collettiva per il diritto alla casa per chiunque si trovi in difficoltà economica: oggi in piazza erano presenti italiani e stranieri, molti dei quali neanche conoscevano personalmente la famiglia, perché l’obiettivo era quello di affermare che la casa non è un privilegio, e non ci sono persone che ne hanno più diritto di altre. Lo Sportello Antisfratto Imola per anni ha aiutato e tuttora aiuta sia italiani che stranieri senza distinzione, perché pensiamo che il problema abitativo sia causato dalla malagestione delle istituzioni, dallo sfitto e dallo spreco di risorse. Che la famiglia in questione fosse di origine marocchina fa per noi ben poca differenza, come non ci importa neanche che il padre viva e lavori in Italia da oltre 20 anni o che le sue figlie siano nate qui. Ci battiamo per e con tutte le persone che capiscono che solo uniti si possono rivendicare quei diritti che i principali partiti che attualmente cercano di spartirsi il potere ci stanno togliendo. Per questo non diamo nessun valore alle ridicole dichiarazioni del leghista Marchetti che, ormai in piena campagna elettorale, sostiene di essere attento alle politiche abitative, quando con l’astensione sua e del suo partito sulla riforma regionale Erp non ha nemmeno avuto la volontà di opporsi agli aumenti del 15% degli affitti delle case popolari, contribuendo così al bel ‘regalo’ che anche gli italiani che vivono in casa popolare e che tanto dice di voler difendere si sono ritrovati negli ultimi canoni di affitto”.