Acabnews Bologna

Primo marzo, “Welcome to all new European people”

“Per noi questo Primo marzo segna l’apertura di una campagna per il diritto di asilo europeo”. I comunicati del Tpo e di SaDiR sul blitz al Cie di ieri. Intanto si preparano le denunce della Polizia.

02 Marzo 2011 - 17:10

Dopo il blitz compiuto ieri al Cie di via Mattei, in occasione dell’1 marzo, la Polizia di Bologna non perde tempo. La Digos infatti sta visionando i filmati girati dalle telecamere che sorvegliano tutta l’area del Cie e nei prossimi giorni segnalera’ in Procura i nomi di chi, tra gli attivisti, verrà accusato di aver commesso violazioni o reati.

> Sull’iniziativa di ieri pubblichiamo i comunicati del Tpo e di SaDiR:

“Welcome to all new European people”

Il Primo Marzo abbiamo invaso il Cie di Via Mattei. Eravamo in tant@ con i nostri corpi e a viso scoperto a scavalcare quelle mura inviolabili che rappresentano per noi la negazione dei diritti. Eravamo tant@ nel tentativo di dare visibilità, nella giornata nazionale per i diritti dei migranti, a chi non può dire niente se non subire nell’oscurità, privazioni e vessazioni, a chi ieri in piazza non poteva esserci, perchè rinchiuso in un lager. Lo abbiamo fatto a partire da quello che vediamo tutti i giorni nelle nostre città, nei nostri luoghi. Lo abbiamo fatto a partire dalle esperienze quotidiane di attivist@ delle reti antirazziste, volontar@ delle scuole d’italiano, degli sportelli di assistenza legale per migranti come cittadin@ che si indignano perché la crisi continuiamo a pagarla noi: migranti, studenti, precari.

Con questa consapevolezza abbiamo usato delle scale e un megafono per provare a raggiungere chi la crisi la paga con la reclusione e la privazione, cercando di unire le nostre voci con le loro. “Libertà-libertà” gridavano l@ detenut@, mentre noi attraverso il megafono scandivamo “Welcome to all new European people”, per dir loro che l’Europa del futuro si costruisce insieme con ribellioni e lotte, come insegnano i cittadini del Maghreb stanchi di vivere in paesi dominati dalla paura e dalla miseria, e che appena arrivati in Italia dalla Tunisia sono stati rinchiusi nei Cie senza nessuna possibilità di essere accolti.

Abbiamo ancora una volta visto la reazione di una democrazia in crisi, che protegge la brutale invisibilità di questi luoghi coi blindati dell’esercito e i reparti della celere, che ci ha caricato mentre cercavamo di violare quei confini che impediscono di pensare a un futuro per chi viene rinchiuso e per tutti coloro che arriveranno sulle coste italiane.

Per noi questo Primo marzo segna l’apertura di una campagna per il diritto di asilo europeo: contro l’Europa della segregazione e dello sfruttamento, con l’invasione del Cie è stato rivendicato dal basso e concretamente il diritto a poter scegliere liberamente dove vivere e dove progettare il proprio futuro.

Sappiamo che in questo paese chi cerca giustizia trova molti ostacoli davanti a se, ieri ne abbiamo scavalcato uno, questo è solo l’inizio!

Cs Tpo

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Saperi Diritti Reddito oltre i confini

Ieri siamo partiti dai diritti. Ed è solo l’inizio di questo nuovo percorso, composto da student* e precar*, che reputa necessario ibridarsi nelle lotte espresse attraverso la pretesa di un nuovo welfare, la rivendicazione di quei saperi che sono fatti per prendere posizione e della loro accessibilità, quindi la difesa dei diritti attaccati dalla trasversalità dei ricatti dei vari Marchionne, Gelmini e Maroni.

Nella mattinata del primo marzo, in occasione della manifestazione dei migranti, non abbiamo dimenticato chi non avrebbe potuto essere in piazza, perché recluso, al fine di non essere solo solidali, ma per condividere, almeno in questa giornata, un momento di ribellione.

Siamo riusciti ad entrare, insieme ai compagni e le compagne della rete nazionale Welcome, nel centro di identificazione ed espulsione di via Mattei, nella periferia di Bologna.

Un lager dove uomini e donne sono ingiustamente tenuti prigionieri, dove è in scena la vera e propria negazione di ogni diritto d’esistenza.

Ma sono proprio queste persone che dalle coste del Nord Africa ci stanno insegnando cos’è la libertà, ribellandosi ai vari Ben Ali, Mubarak e Gheddafi.

Ieri mattina è bastato che si accorgessero della nostra presenza, che sentissero le nostre voci gridare contro quei cancelli in italiano, spagnolo, inglese e francese – non siete soli -, perché dentro la frustrazione si trasformasse in rivolta contro i cancelli e le mura del Cie.

Si sono uniti in corteo dietro uno striscione che diceva – non siamo animali – ed hanno tentato di raggiungere l’ingresso.

Siamo riusciti a comunicare con loro tramite un cellulare:

“abbiamo fatto un macello, abbiamo bruciato tutto tutto!”. Sì, il poco che c’era.

Ci dicono che sono brave persone, che ci sono ragazzi che non hanno mai vissuto l’esperienza della prigionia e che in Italia vengono messi in queste carceri senza sapere il perché.

Non sono stati picchiati, ma hanno paura che una volta spenti i riflettori possano esserci delle rappresaglie contro di loro, questo non può e non deve succedere. Otteniamo che una delegazione composta da due consiglieri regionali, accorsi sul posto una volta appresa la notizia, reazione assolutamente non scontata, un avvocato ed una compagna dello sportello migranti del Tpo entrino nella struttura, per poter parlare direttamente con chi è dentro ed offrire assistenza legale gratuita e dare voce alle loro esigenze.

Ci chiediamo come sia possibile difendere queste prigioni abusive che si mascherano sotto il nome di Cie, ci chiediamo come sia possibile farlo attraverso le forze dell’ordine e l’esercito, consapevoli del degrado in cui queste persone vengono “legalmente” trattenute, senza alcun tipo di informazione rispetto alle motivazioni e al loro futuro.

La risposta dei detenuti e delle detenute del Cie di via Mattei è stata la ribellione spenta a colpi di idrante, dove nessuno vede cosa accade.

Siamo andati nella desolazione della periferia, dove vengono confinati i nostri fratelli e sorelle migranti, armati solo di scale e megafono, per superare i confini che ci separano e per unire le nostre voci con le loro, lì siamo stati caricati dalla brutalità degli agenti in tenuta antisommossa e dell’esercito perché in una giornata di mobilitazione nazionale abbiamo voluto guardare oltre le mura della nostra città.

SaDiR – uniti contro la crisi
Saperi diritti reddito